
Deve rispondere anche di detenzione di una Beretta calibro 9 clandestina Bruno Sposato, cinquantaquattrenne di Corigliano Calabro arrestato dai Carabinieri per associazione a delinquere finalizzata a estorsioni e turbativa d’asta.
L’arma è stata trovata in casa durante la perquisizione di lunedì scorso, quindi la contestazione non rientra nell’ordinanza emessa dalla Dda di Milano. Oltre a Sposato sono finiti in carcere Carmelo Cilona, Francesco Cofone, Giuseppe Curino e Rosario Marcinnò. A Edoardo Fioramonte, invece, sono stati applicati gli arresti domiciliari.
Gli arresti effettuati rientrano in un blitz che ha smantellato il presunto racket del calcestruzzo e delle aste immobiliari nel Saronnese, legato alla ‘ndrina Gioffré di Seminara, dopo 5 anni di indagini dell’Antimafia. Lo scorso 25 luglio, difatti, i Carabinieri della Compagnia di Saronno hanno dato esecuzione a 11 misure cautelari tra arresti in carcere e ai domiciliari, divieti di dimora e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. L’inchiesta è iniziata con l’incendio delle auto del Comune di Saronno e a firmare le ordinanze delle misure cautelari è stato il gip del Tribunale di Milano su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, sotto il coordinamento del Procuratore della Repubblica Alessandra Dolci.
Tra i fatti sui quali hanno fatto luce gli inquirenti, la morte di Benedetto Conti. Proprietario, insieme alla moglie, di una concessionario d’auto, scivolò in pesanti difficoltà economiche nel 2008, dopo l’incendio doloso subito dall’attività. Non è chiaro se i debiti contratti già nel 2009 – che ammontavano a poco meno di un milione – fossero conseguenza del rogo o di mala gestione, sta di fatto che quello fu il momento, secondo gli investigatori, in cui allacciò rapporti con Pietro Santo Garzo e il figlio Michele (entrambi sottoposti al divieto di dimora in provincia di Varese). Il 31 maggio 2011 l’uomo morì in un incidente stradale anomalo, solo qualche ora dopo aver stipulato una polizza assicurativa da 500mila euro. L’auto (nella foto tratta dalla testata Prealpina.it) invase la corsia di marcia di un tir e si lanciò frontalmente senza neppure un tentativo di scansarlo. La moglie ottenne un risarcimento di 250mila euro, ma un mese più tardi Garzo, sempre secondo gli investigatori, iniziò a chiederle denaro che vantava dal marito. In tre anni la donna dovette consegnare poco meno di 70mila euro.
“Benedetto Conti – scrivono gli inquirenti – schiacciato da una situazione finanziaria disastrosa e stritolato dai debiti contratti con un uomo legato alla criminalità organizzata, avrebbe deciso di suicidarsi per permettere alla sua famiglia di ottenere un ingente risarcimento con il quale risollevarsi”. Il camionista contro il quale finì la sua auto, in rettilineo e in totale visibilità, dirà di aver avuto l’impressione che l’auto avesse puntato il camion senza cercare minimamente di evitarlo.
FABIO PISTOIA