Un caro amico residente nel Centro storico di Corigliano, che stimo molto anche per la sua civica sensibilità, m’invia questa foto di rifiuti, l’ennesima di una lunga serie ricevuta da altri cittadini e da un po’ tutte le aree del territorio, da quelle marine a quelle montane.
Fabrizio, Piana Caruso, Schiavonea, tutte le frazioni: il mio cellulare pullula di foto di persone che ne chiedono la pubblicazione o invocano riprese televisive. In realtà, qui ci abito e quindi anche io vedo quanto sta accadendo, ormai con ciclica cadenza e, soprattutto, nel bel mezzo di torride temperature. Altro che Covid! La nostra salute è a rischio camminando per strada, rientrando a casa, recandosi a fare la spesa. Famiglie intere, giovani, anziani: nessuno di noi è inerme di fronte a tale ingloriosa fine che la nostra città, anche da questo punto di vista, sta subendo.
Questa foto, tuttavia, ha qualcosa, a mio parere, di ancor più grave. È stata scattata poco fa in una delle zone più antiche del borgo antico coriglianese: la Portella (“’a Purtella”). Ci troviamo, quindi, a distanza di soli 50 metri da Palazzo Bianchi, che del Comune ne è la sede ufficiale.
Un’immagine che porta in sé e con sé la decadenza che la nostra città vive, mentre si perde tempo in annunci e dichiarazioni, promesse e premesse, critiche e polemiche. Il luogo-simbolo del nostro Centro storico, fulcro di palazzi nobiliari e scrigno d’arte, storia e cultura, oggi ridotto a immondezzaio. Proprio lì, tra quei suggestivi vicoli e quegli incantevoli scorci, dei quali io sono profondamente innamorato come la stragrande maggioranza dei miei concittadini, divenuti ricettacoli di sporcizia, degrado e abbandono. Quei luoghi delle istituzioni dove ogni giorno passano (o almeno dovrebbero passare) anche gli attuali amministratori. Un’offesa all’ambiente, un oltraggio alla dignità, al quale in tanti di noi si opporranno e si ricorderanno.
FABIO PISTOIA