La data odierna del 22 giugno è indissolubilmente legata alla storia di Corigliano. In quel giorno del 2011, difatti, alla presenza anche dell’allora Vescovo Marcianò, si tenne la cerimonia di dedicazione dell’edificio di culto di via Nazionale ai santi coriglianesi Nicola e Leone.
Da undici anni a questa parte, dunque, tale luogo di fede, devozione popolare e spiritualità costituisce un importante punto di riferimento, anche dal punto di vista della socializzazione, per la comunità cittadina, in virtù dell’impegno profuso dalla Famiglia Salesiana e dai numerosi cittadini che si prodigano con abnegazione.
Si tratta di una realtà parrocchiale viva e in continuo fermento, a giusta ragione intitolata a Nicola Abenante e Leone Somma, martiri coriglianesi proclamati poi santi, uccisi per la loro fede il 10 ottobre del 1227 a Ceuta, in Marocco. In quell’anno, sette frati minori – Daniele, Angelo, Samuele, Domno, Leone, Nicola e Ugolino – tutti calabresi di nascita, partirono come missionari del Vangelo tra i musulmani. Giunti in Marocco, iniziarono subito ad annunciare il nome di Cristo. Incarcerati e spinti, con promesse e minacce, ad abbandonare la fede cristiana e ad abbracciare l’Islam, resistettero da forti; furono perciò condannati alla decapitazione. I loro corpi, pietosamente raccolti dai cristiani, furono sepolti a Ceuta. In seguito, le ossa furono trasferite in Spagna, ma oggi non si sa con precisione ove siano venerate, quantunque città della Spagna, del Portogallo e dell’Italia vantino il possesso di qualche reliquia. Papa Leone X, con decreto del 22 gennaio 1516, li annoverò tra i santi martiri.
Auguri, dunque, a questa Comunità religiosa, nel solco di un sempre più roseo avvenire.
FABIO PISTOIA