La scoperta fatta dal marito, maresciallo della Guardia di Finanza.
Cosmana Altimari avrebbe compiuto 59 anni il prossimo 27 giugno. Aveva due figli di 24 e 18 anni. Era arrivata nel teramano da Corigliano Calabro per seguire il marito (anche lui calabrese e della stessa città), adesso maresciallo in pensione, ma in servizio per tanti anni al Comando della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno. Per un periodo la casalinga insieme alla famiglia aveva vissuto anche nelle Marche, poi l’occasione di acquistare una villetta a schiera in contrada Accattapane a Corropoli, in aperta campagna, l’aveva portata a vivere in Abruzzo.
La donna è stata trovata senza vita sabato scorso dal marito, con un taglio sotto il mento ed altre ferite sul viso e sul corpo. La sua tragica scomparsa, negli ultimi giorni, ha tenuto banco sui principali organi d’informazione dell’Abbruzzo e non solo, anche e soprattutto per stabilire le cause che hanno determinato l’improvviso decesso.
Nessun giallo, tuttavia, a quanto sembra. Nelle ultime ore, infatti, si sarebbe sgombrato il campo circa inquietanti risvolti sull’accaduto. L’autopsia, eseguita ieri dal dottor Giuseppe Sciarra, ha confermato che non ci sono lesioni tali da far pensare ad eventi traumatici o violenti. Deve ancora essere valutata la Tac, ma l’ipotesi che resta in piedi è quella di una morte naturale, probabilmente un malore. Restano da compiere gli esami sui tessuti, comunque la pista più accreditata resta questa.
La Procura della Repubblica di Teramo ha aperto un’inchiesta senza escludere alcuna pista sin dalle prime battute: dal malore all’incidente fino all’aggressione omicida. Il pubblico ministero Davide Rosati ha affidato l’esame autoptico e ha richiesto anche una Tac per accertare la presenza di eventuali fratture, in particolare craniche. Il malore, però, è sembrato da subito la pista più accreditata sia perché la donna soffriva di problemi di cuore sia perché non c’erano segni di effrazione a porte e finestre né di colluttazione. Con il Luminol si è inoltre compreso che non c’erano tracce di sangue nascoste.
FABIO PISTOIA