Siamo stati facili profeti. L’esito della elezione a Presidente della Provincia di Cosenza ha reso plasticamente evidente la responsabilità politica di chi, dietro a fumose ed improbabili motivazioni – “una candidatura partita dal basso”
– e ragioni smentite quotidianamente dai fatti – “una proposta politica di rinnovamento della classe dirigente” – ha solo esclusivamente soddisfatto una propria ambizione personale e costretto il Centrosinistra alla sconfitta.
Flavio Stasi ha, in questi anni, col suo agire politico ed amministrativo, reso chiaro a tutti di che pasta è fatto. Ma questo ormai è un dato consegnato, in tutta la sua evidenza, alla pubblica opinione, proprio quella che lo aveva investito di un consenso enorme alle amministrative scorse a fronte di due proposte alternative, evidentemente meno persuasive e forti.
A onor del vero, bisogna, per onestà intellettuale e politica, riconoscere che le contraddittorie e mai chiarite posizioni di parte del gruppo dirigente locale e provinciale, solo ora nitide e solo a seguito del disastroso esito che ha consegnato al Centrodestra la Presidenza, non hanno aiutato il nostro partito a porre un freno e un argine a quanto accaduto.
Troppo spesso, infatti, le piccole astuzie personali, i piccoli calcoli, hanno reso impossibile anche al nostro interno un dibattito franco ed aperto in grado di definire la “linea”, piegata, invece, alla geometria variabile del momento. Che poi, a ben vedere, sono in larga misura, con ulteriori aggravanti, le cause per le quali si è assistito alla “diaspora” del 2019.
Anche per questo come gruppo di Rinascita, riteniamo che oggi come non mai, volendo evitare prossime ed ambigue situazioni, si dica con chiarezza e fermezza che il Pd è all’opposizione del governo cittadino – stante l’approssimazione e cattiva gestione esercitata – e si pretenda, come partito, con altrettanta chiarezza, che tutti i consiglieri comunali iscritti al circolo locale facciano parte del gruppo consiliare.
Ovviamente, la libera scelta di aderire o meno al gruppo consiliare comunale non è in discussione, ma non potrà non essere rilevata dagli organi di garanzia del partito. Questo non già per retaggi vetero-burocratici di un lontano passato, ma più semplicemente perché lo detta il codice etico di una qualunque organizzazione politica.
Ricostruire e far rinascere un partito – e la nostra città ne ha davvero bisogno – necessita di un esercizio intellettuale e morale davvero importante.
In queste settimane di perenne congresso mai svolto, che, lo ribadiamo, va fatto urgentemente, come Rinascita abbiamo provato ad abbozzare un profilo politico da consegnare agli iscritti e al dibattito interno quasi inesistente e non a causa nostra, proprio per riannodare le fila di un ragionamento e superare l’odierno stallo, ma abbiamo constatato l’arroccamento delle posizioni, in alcuni addirittura velate dal silenzio totale su tutto.
Ripartire, rigenerare, ricostruire, per quanto ci riguarda sono verbi densi di significato se riferiti al Partito democratico e alla nostra città, che devono essere supportati da tanta forza di volontà e pazienza, ma anche da tanta chiarezza e tolleranza.
In questi ultimi anni, gli atavici personalismi, il carrierismo e le ambizioni personali hanno prevalso su tutto e tutti, non di rado accompagnati da grossolani errori di valutazione – basti pensare alle ultime tornate elettorali – riuscendo, pur di raggiungere i propri desideri, a rendere il nostro partito invisibile ed esangue. Oggi ridotto alla irrilevanza, prima ancora che politica, sociale.
Abbiamo, dunque, la necessità di riconnetterci con la gente e con un paziente lavoro rendere la nostra proposta politica credibile.
Noi di Rinascita proveremo a farlo!
Ad altri lasceremo il proscenio della farsa, sperando che la storia di questa città e del nostro partito, non sia tragica come quella degli ultimi tre anni.