Sono trascorsi tre anni da quando la carissima, maestra, Maria Straface ha lasciato la scena di questo mondo. Tutti, credenti e non credenti, con le nostre domande e la nostra ricerca di senso camminiamo sulle strade della vita.
Abbiamo storie diverse, percorsi e sensibilità differenti. Oggi Maria, dopo tre anni, ci convoca, ci mette insieme. Come maestra, la carissima Maria, ha indicato orizzonti, ha insegnato ad aprire spazi per pensare, ha insegnato della vita, i colori ed il prodigio di quanto si mettono insieme. Forse la lezione più grande è stata quella di pensare la vita come un’opera d’arte, un’opera aperta, che includa anche lo sguardo dell’altro, di chi vedrà quella bellezza, si commuoverà, gioirà per essa. Si domanda il poeta argentino Borges: “Come può morire una donna, o un uomo o un bambino, che sono stati tante primavere e tante foglie, tanti libri e tanti uccelli, e mattine e notti…” E’ la stessa domanda che oggi ci facciamo anche noi. Un abbraccio ad Aldo, ai tuoi figli, in modo particolare a Federica ed ai tuoi genitori. Nel tuo nome, Maria, c’è il nome della più tenera tra le madri. In questo nome c’è la sostanza divina della sua umanità e del suo donarsi. A noi che questo dono abbiamo ricevuto e condiviso resta sulle labbra la parola breve: grazie!
francesco caputo