Quante regole bisogna seguire per aprire un bingo nel nostro Paese? Forse sono in molti ad ignorarlo, ma le procedure da rispettare per gestire delle sale da gioco sono davvero molteplici. Alla base ci deve essere peraltro un investimento economico non indifferente. Alla fin fine si tratta di una vera e propria attività imprenditoriale. Sebbene non possa essere considerato tradizionale come la tombola, da quando è approdato in Italia nel lontano 1999 il bingo ha attecchito anche nel nostro Paese. Le concessioni per le nuove sale sono diminuite soprattutto negli ultimi anni, ma nel tempo le realtà digitali hanno fatto sopravvivere il gioco e in particolare il bingo online ha rincorso in passato le nuove norme della Gazzetta Ufficiale per risultare sempre in regola. Ad oggi non è chiaro quale sarà il futuro del bingo nello Stivale, ma la sensazione degli addetti ai lavori è che la mole di gioco non potrà arrestarsi all’improvviso, specie a livello digitale. Anche il lontano parente della tombola, infatti, è stato oggetto di smaterializzazione ed è presente su diversi app store, nonché su alcune piattaforme digitali. Basta consultare una pagina dedicata alle slot senza deposito disponibili online per comprendere come esistano alcuni bonus riservati agli utenti non solo validi per i cabinati, ma anche per il bingo. L’avvento del digitale, comunque, non ha stroncato del tutto le sale terrestri.
Come aprire una sala bingo: la burocrazia
Gli aspetti burocratici di cui tener conto per aprire una sala sono molto precisi. I locali devono essere ampi e spaziosi, con un minimo di 300 posti a sedere. Molto importante tenere una certa distanza con posti frequentati da persone potenzialmente a rischio ludopatia come ospedali e luoghi di culto, popolati spesso da anziani. Un diktat che anche i titolari delle più classiche sale da gioco devono seguire. Tra gli esercenti c’è chi affitta i locali e chi preferisce direttamente acquistarli. Arredare gli spazi è forse il compito più sbrigativo da svolgere, in quanto ci si può rivolgere a grandi operatori del settore che forniscono mobili e suppellettili su misura. Per essere autorizzati ad aprire l’attività, comunque, sono necessarie la concessione dell’Amministrazione dei Monopoli di Stato e la licenza di pubblica sicurezza il cui modulo va trasmesso alla Questura della zona. Sulla carta la licenza non ha scadenza. Obbligatoria è anche l’iscrizione alla Camera di Commercio, con tanto di partita IVA. Non mancano ulteriori moduli e richieste da presentare all’Agenzia delle Entrate, motivo per il quale chi aspira a diventare il titolare di una sala da bingo si rivolge spesso e volentieri a un commercialista per essere sicuro di non sbagliare nessun passaggio.
Le spese di una sala bingo
L’investimento iniziale per l’apertura di una sala bingo non è trascurabile, ma per ammortizzare i costi in tanti decidono di lavorare in tandem con un socio. Alcune sale sono infatti a gestione familiare, ma chi lavora da solo può anche provare a richiedere un prestito. Si stima che occorrano sui 50.000€ per avviare ragionevolmente un’attività di questo tipo. Niente di trascendentale per chi parte con l’idea di fare impresa. In soldoni, per esercizi del genere una minima percentuale di rischio è sempre dietro l’angolo, ma circondandosi dei professionisti del settore anche chi è alle prime armi può vedere premiati i propri sacrifici e ripagati i propri investimenti. Va da sé che gestire una sala bingo è anche piuttosto impegnativo: gli orari non sono dei più ordinari e bisogna mettere in conto di rimanere in piedi anche di notte. L’occhio del fisco vigila sempre sulle sale e i controlli sono periodici, persino sulle palline numerate impiegate per le estrazioni, che vanno rimpiazzate ogni 5.000 partite. I numeri giocano un ruolo fondamentale anche nella scelta del territorio dove deve sorgere la sala da bingo: esistono infatti delle gare comunitarie promosse dall’Amministrazione dei Monopoli dello stato che, però, non prendono in considerazione zone con meno di 30.000 abitanti. Insomma, gli accorgimenti sono tanti, ma una volta aperta l’attività si prende confidenza anche con la burocrazia.