Una domenica mattina, al termine dell’omelia celebrata dal caro don Vincenzo Longo, al tradizionale saluto affiancammo uno scambio di battute sulla figura e l’opera di San Giuseppe Moscati, il medico degli ultimi.
La sua, in quel di Napoli, fu una scelta di campo: svolgere non una professione, ma una vera e propria “missione” al servizio di tutti, nessuno escluso.
Oggi, ogni qualvolta leggo, penso o mi reco a San Giovanni Rotondo, si rinnova il ricordo di colui il quale, in loco, fu in analoga misura non un medico “da scrivania”, ma un alfiere della cura e dell’assistenza sanitaria. È trascorso ormai tempo da quell’estate del 2010 durante la quale, nel cuore della cittadina assurta a centro di spiritualità per la presenza di Padre Pio, il dottore Pasquale Romio ci ha lasciato. Già anni fa scrissi qualcosa su di lui, e penso sia un dovere morale ritornare a farlo per quanti, come il sottoscritto, hanno avuto la possibilità di conoscere e apprezzare quest’uomo, perché ha dato tanto.
Medico radiologo in servizio presso l’ospedale “Guido Compagna”, Romio è stato uno dei pilastri del nosocomio cittadino, per il cui buon funzionamento non ha lesinato tempo, energie e competenze nello svolgimento della quotidiana attività. Uomo di scienza ma anche di profonda fede, Romio ha attuato, nei suoi giorni, la totale adesione pragmatica ad una concezione religiosa della vita, della professione medica, della persona profondamente dedita ai valori della famiglia.
La sua figura, oggi racchiusa in un’immagine del volto cara ai familiari nonché all’intera comunità coriglianese, rispecchia tale luminosa quanto intensa esistenza. Uno sguardo rassicurante, occhi che infondono fiducia, eleganza e stile interiori prim’ancora che nell’aspetto esteriore.
La proverbiale riservatezza, l’essere autenticamente “vero”, la gentilezza senza eguali, la capacità di dialogare con tutti, senza distinzione alcuna e col massimo rispetto per ognuno. Il dottore Romio è stato tutto questo, e tanto altro ancora. Quanti di noi non hanno beneficiato degli utili consigli che dispensava, delle diagnosi “umanizzate” ogni volta che doveva comunicare qualcosa d’importante ai suoi pazienti, delle sue parole semplici ma sincere? Un uomo probo che infondeva serenità in tutti coloro che a lui s’accostavano, e per i quali c’era sempre una porta aperta al dialogo, al confronto, alla dolcezza.
E poi, la sua volontà di esserci sempre e comunque, con i consueti toni pacati, nelle occasioni di dibattito, d’analisi, di momenti dediti a decisionali scelte. Non è un caso che tale sensibilità civica abbia trovato espressione nell’impegno politico attivo, condotto sempre con coerenza, tanto da ricoprire anche il ruolo di presidente del Consiglio comunale. Incarico che lo ha visto brillare, anche in questo caso, per correttezza e linearità nei comportamenti.
In primis, però, una virtù mi sovviene: la sua ferrea volontà di aiutare tutti, ma proprio tutti, giovani e anziani, sfortunati e diseredati, nel garantire loro il diritto alla salute, che nei confronti di ciascheduno deve essere sempre e comunque osservato. Pasquale Romio, l’indimenticabile medico degli ultimi.
FABIO PISTOIA