“Maestro: dopo quello di padre è il più nobile, il più dolce nome che possa dare un uomo a un altr’uomo”.
Così Edmondo De Amicis, a noi tutti entrato nel cuore perché il “Cuore” lo scrisse e mirabilmente l’interpretò.
“Maestro” è qualcosa che ci sembra sia lontano nel tempo e nello spazio, è termine che riporta, in tanti, volti e nomi di anni distanti finanche nella memoria e forse, per taluni, mai neppure vissuti e solo immaginati. I banchi di scuola, i fiocchi e i grembiuli, i compiti e le lavagne: questo riecheggia comunque, nella mente dei più, allorquando di “Maestro” si parla, sinonimo di figura autorevole e fonte del sapere dal quale apprendere a mani larghe.
La realtà, tuttavia, amara e dolce al contempo, ci consegna un ritratto un po’ diverso e ancor più completo. V’è stato un tempo, tra l’altro assai recente, nel quale a Corigliano Calabro ha vissuto e operato un “Maestro” d’assoluta rarità nel suo genere, capace di coniugare la sapienza dell’insegnamento alla stregua degli insigni predecessori con la lingua e i mezzi della contemporaneità. Protagonista di un’esistenza fugace eppure intensa, tale da spaziare da un campo all’altro dell’agire umano e di farlo con competenza e leggiadria.
Sono trascorsi ormai 7 anni da quel triste 24 febbraio. Angelo Foggia non è più qui tra di noi, fisicamente, ma la sua figura, saggia quanto simpatica, continua ad aleggiare nel vivido ricordo di moltissimi suoi concittadini. Insegnante, scrittore, giornalista, sindacalista, uomo di partito, rappresentante delle istituzioni e tanto altro ancora. Foggia ha sfoggiato professionalità nella varietà di competenze, attitudini e interessi, pur mantenendo intatta la sua unicità.
Cantore degli atavici ‘mali’ della città e del comprensorio, nonché delle pur presenti e numerose virtù e risorse, è stato un figlio illustre di questa nostra comunità. La storia, le tradizioni, il vernacolo della sua Corigliano: amava tutto ciò e ne era, a buon ragione, orgoglioso. Instancabile promotore d’iniziative, pilastro dell’universo scolastico e prezioso punto di riferimento per colleghi, allievi, famiglie.
Chi scrive ne ha impressi luoghi e situazioni, dal caffè consumato assieme ogni dì, al mattino presto, commentando gli articoli redatti per i rispettivi quotidiani nelle vesti di corrispondenti, alla sua grande disponibilità con tutte le persone che incontrava nel consueto cammino. Il suo ‘segreto’, probabilmente, risiedeva nell’essere uomo di pace, mai divisivo e piuttosto propenso sempre all’ascolto, al dialogo, all’incontro, al confronto.
Non solo nozioni scolastiche. Dalla letteratura all’agricoltura, dagli studi alle ricerche alla stringente attualità, affrontava ogni materia con dovizia di particolari. Curioso, arguto, creativo, eccelleva finanche nell’utilizzo dei mass-media e delle nuove tecnologie, parimenti alla consultazione di documenti custoditi in archivi e biblioteche. Uomo buono, generoso, di profonda fede e follemente innamorato della sua bella famiglia, ha lasciato su questa terra un’ingente eredità d’ideali, valori e sentimenti. Dagli affetti più cari (in primis, il figlio Ferdinando che ne porta avanti, con analoga passione, l’impegno per la tutela e la valorizzazione del Centro storico) a molti che hanno avuto la possibilità di conoscerlo e frequentarlo, tutti rimpiangono il fisico distacco, ma continuano ad avvertirne la presenza morale. Angelo Foggia, che fu Maestro d’amicizia e umanità.
FABIO PISTOIA