“Ho detto ai medici di Medicina Generale che avrebbero avuto 25 euro in più per ogni prima dose”.
Ignoriamo in quale contesto luogo od occasione il Presidente/Commissario abbia esternato queste intenzioni, che nei fatti, per fortuna, non risultano abbiano alcun fondamento. Se proprio vogliamo stare nei termini, la suddetta “cifra”, ci viene riferito, dovrebbe essere riconosciuta al medico che si reca a casa di pazienti in gravissime condizioni ovvero non in grado di deambulare e dunque non trasportabili nei centri vaccinali. Diciamo una mission senz’altro più dignitosa rispetto all’idea del “cacciatore”di taglie che evoca l’infelice lessico della “massima” istituzione calabrese! Riteniamo piuttosto sconveniente per l’intera categoria l’evocazione “idealtipica” di un medico con camice e mascherina che si mette a scorrere l’elenco dei pazienti al fine di individuare i reprobi e i renitenti, con siringa in mano pronto a tendere l’agguato! Verrebbe da sorridere se la contingenza non fosse dannatamente seria e persino tragica calata nel contesto calabrese.
Al riguardo sottoponiamo un problema, tra gli altri, che dovrebbe avere immediato accesso nelle priorità dell’iniziativa del Presidente/Commissario. Ignoriamo se sia farina del suo sacco ovvero di qualcuno che gravita nei suoi pressi, ma saremmo curiosi di sapere a chi è giunta la brillante idea di rifilare ai medici di famiglia l’onere di imporre, oltra alla giusta segnalazione dei positivi e delle quarantene al Distretto, persino la redazione dei certificati di guarigione per il Green Pass. Qualcuno trae profitti privati “tamponando” nei propri laboratori privati ovvero farmacie e finanche in ogni garage utile alla bisogna, mentre gli oneri si scaricano sul SSN, intasando e deprimendo studi medici di base, demansionati con un tratto di penna, che nella disastrata sanità calabrese sono chiamati a rispondere quotidianamente ed in prima linea alle esigenze di salute degli utenti. Appare infatti facilmente intuibile, dovrebbe esserlo anche per il Presidente/ Commissario, il disagio insostenibile dei medici di famiglia che in media ricevono decine di telefonate o messaggi WhatsApp in orario di studio con i pazienti in fila per le prestazioni, determinando situazioni assolutamente ingestibili. La drammatica carenza di personale nei distretti (se ne parla sempre pochissimo dei distretti, vero fulcro della riforma sanitaria del ‘78) non permette, spesso, la tracciabilità dei positivi, che nell’ipotesi migliore han fatto il tampone in farmacia ovvero nei centri autorizzati, in altri casi con il fai da te domiciliare (qui ci sarebbe da aprire una discussione lunghissima sulle ricadute sociali di quanti eventualmente positivi han deciso di omettere la comunicazione). Nel caso del tampone positivo domiciliare tocca al medico, se informato, comunicare al distretto i nominativi, con il paradosso che il paziente venga chiamato ben oltre i dieci giorni utili per il tampone in privato. E qui nasce l’equivoco: l’utente è stato “informato” tramite comunicato stampa che al decimo giorno puo’ “uscire” dalla quarantena previa certificazione! Chi si assume la responsabilità legale? E perché a questo punto il green pass DEVE essere rilasciato dal medico di Medicina generale ovvero pediatra, che non certifica, bensì registra in maniera burocratica una comunicazione ricevuta? Del resto, come le indagini dei NAS stanno dimostrando, chi potrebbe/dovrebbe certificare un test-postivo- eseguito in casa? Ma c’è dell’altro: i tamponi antigenici che rispetto al molecolare lasciano margini di dubbi sulla veridicità del test attorno al 30%, in che maniera son diventati tutt’a un tratto validi per porre in fine quarantena dopo dieci giorni? Ed anche in questo caso, chi certifica? Un medico oppure chiunque abbia il tampone sotto mano? Dopo due anni non si è fatto nulla per fronteggiare il disagio dei cittadini. Nessun rafforzamento dei presidi ospedalieri ed ancor meno della medicina territoriale. Questa pandemia ha rimarcato come l’insipienza e l’accidia di quanti, nell’esercizio del proprio ruolo e senza avere un benchè minimo senso del pudore, non rammentano che oltre al pennacchio esistono responsabilità precise delle quali prima o poi dovranno rispondere.
Angelo Broccolo – Sinistra Italiana Calabria