di Giovanni FERRARI
“ La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell’erba, e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
giù da’ colli e da’ tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l’altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che sveglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopera
di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascun in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta,
Altro dirti non vò: ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave”.
“Il sabato del villaggio”
Di Giacomo Leopardi- Canti (1831) XXV
E’ un canto composto a Recanati nel 1831 e descrive la vita del paese nel giorno di sabato: Gli abitanti di ogni età (la donzelletta, i fanciulli, la vecchierella), aspettano con ansia il dì di festa, ossia la domenica che sta per arrivare. Il contadino (lo zappator) fischietta allegro mentre torna a casa anche se lo attende un povero pasto (parca mensa); e quando ogni luce (face)è spenta e , il cala il silenzio, il falegname (legnaiuol) continua senza sosta (s’affretta, e s’adopra) il suo lavoro perché sia terminato prima dell’alba. L’attesa del futuro, della festa che viene, rende tutti lieti e sereni. E’ questa attesa, questa speranza la vera felicità: quando giunge la domenica e il futuro, il domani (diman), diventa presente, allora la speranza (speme) e la gioia diventano noia e tristezza. Proprio come, nella vita di ogni ragazzo allegro e senza pensieri (garzoncello scherzoso), le fiorite speranze della giovinezza cedono inevitabilmente il posto ai dolori e alle delusioni dell’età adulta.
Non a caso, ho voluto avviare questa breve riflessione, partendo proprio da questo splendido ed indimenticabile canto di Leopardi, Godi oggi, garzoncello Sindaco, pagherai domani tutti i danni e malanni che hai costruito e distrutto in questi anni, La devo veramente ringraziare, in quanto Lei a distanza di anni ha pienamente e continuamente affermato e realizzato quello che io avevo anticipato, ossia l’annullamento e il fallimento totale di questa Con-FUSIONE.
Quando sei povero, caro garzoncello SINDACO, godere oggi, sulla decisione di un Tribunale Amministrativo sulla Con-Fusione e non piangere sul malessere che hai seminato e diffuso nella popolazione, tra i cittadini di Corigliano ma soprattutto anche quelli di Rossano, tra i Massoni e gli imprenditori che ti hanno sostenuto, hai saputo seminare e camuffare molto bene, adesso è il momento di raccogliere i frutti, purtroppo con profonda amarezza, assistiamo ad una forte sofferenza, ricollegabile al contesto sociale, assistiamo, ancora peggio ad un forte pentitismo di massa.
Corigliano come anche Rossano, offrono grandi stimoli di opportunità, dall’altra favoriscono l’incontro con la solitudine, il raggiungimento del benessere e di uno status sociale, rischia di falciare o impoverire enormemente i rapporti autentici fra le persone, pertanto né deriva un senso di disumanizzazione e di precarietà diffusa, tutto ciò ci porta all’insurrezione di alcuni sintomi come l’ansia, il panico, la depressione, che ci fanno vivere la sensazione di essere soli, inermi, gettati nel mondo senza punti di riferimento solidi che diano un orientamento sicuro nella vita. La sfida è dunque quella di favorire in chi si è perso, si è disorientato, il recupero o il rafforzamento di ideali e di legami che facciano da bussola nelle tempeste del fallimento e della sconfitta totale di questa poveretta amministrazione. Il sentimento più diffuso tra la gente è quello di svilire e mettere in discussione i veri valori da un intero sistema sociale. Ecco la gioia dell’attesa di cui parla Leopardi in “Il sabato del villaggio”; descrive un memorabile quadro di vita paesana durante un sabato sera, una fervente attesa del giorno festivo all’indomani,
destinata poi a rimanere profondamente delusa. Con questa suggestiva allegoria che Leopardi illustra la sua visione sul piacere, secondo la quale la gioia umana, si manifesta nell’attesa di un piacere irraggiungibile, ed è pertanto fugace ed effimera. Nell’ultima strofa, infatti il poeta si rivolge a un fanciullo e lo invita a godere i piaceri della sua età, concentrata nell’attesa e nella speranza, purtroppo al contrario di Leopardi, i coriglianesi si sono innamorati in questi anni di persone sbagliate, incapaci, sprovvedute, impreparate, improvvisate che hanno semplicemente diffuso, amarezze, delusione e dolore. Questo povero ragazzo che si è trovato casualmente a gestire questo vasto territorio, pieno di tante ricchezze e di tante bellezze; è un personaggio che va alla ricerca spasmodica del potere, alla ricerca spregiudicata di affermazioni sociali, incapace di affrontare impegni e relazioni con gli altri, in quanto egoisticamente interessato ai propri affari personali, dietro la sua maschera, si cela il volto insicuro e terrorizzato di chi non sa trovare il modo di relazionarsi con gli altri.
A Corigliano, purtroppo non esiste un sistema di sicurezza, viviamo in uno stato di degrado della città veramente da terzo mondo, per non parlare del forte disagio ambientale e di degrado permanente in cui sono costretti a vivere le frazioni, si tratta di luoghi diversi per conformazione fisica e condizioni sociali, ma egualmente interessati da fenomeni di degrado, marginalità, disagio sociale, insicurezza, una minore dotazione di servizi, la cui condizione desta particolare allarme sociale, sul fronte della sicurezza dell’ordine pubblico, anche ,per quanto riguarda l’integrazione della popolazione straniera, a Corigliano ormai da anni si concentrano diversi fenomeni di illegalità, a partire dall’insediamento di clan della criminalità organizzata, roghi di materiali tossici fino allo smaltimento illegale di rifiuti, oggi proprio nelle periferie si rischia di trasformarsi nel teatro di guerre tra poveri, di alimentare il conflitto sociale tra ceti deboli e migranti senza collocazione, necessita una vera e propria rivoluzione urbana, necessita di avere figure ad alto livello di competenze e professionalità per un grande progetto di riqualificazione e di sviluppo di tutto il territorio.
Corigliano è la mia terra dove sono nato e cresciuto, è un posto speciale, meraviglioso, un piccolo mondo perfetto che porto sempre con me, ovunque mi trovo, ne conosci ogni suono e ogni profumo, ogni cosa parla il tuo stesso linguaggio e tu lo comprendi perché ti appartiene, poi cresci e ti prende il desiderio di andartene, incontri nuova gente, vedi cose stupende, ma il paese dove sono nato, rimane sempre la mia terra, non la puoi mai dimenticare, ritorna sempre nei miei sogni e nei miei ricordi, infatti il destino mi ha portato lontano, precisamente alla prestigiosa Università degli Studi di Urbino dove ho incontrato e conosciuto il mio Maestro di Vita e di Formazione, Magnifico Rettore Carlo BO ed il caro ed indimenticabile filosofo Don Italo MANCINI, dove attualmente sono titolare della Cattedra di Lingua Francese comprensiva del linguaggio giuridico nella più antica Facoltà di Giurisprudenza delle Università italiane.
Prof. Giovanni FERRARI
Docente Universitario