Tre arresti e oltre 2 milioni di euro sequestrati. È il risultato di un’inchiesta della Guardia di finanza e dei Carabinieri forestali, coordinati dalla Procura della Repubblica di Pavia, sull’incendio avvenuto nel 2017 all’interno di un impianto di trattamento di rifiuti di Mortara.
I magistrati ipotizzano a carico dei tre indagati – Vincenzo Bertè, Andrea Carlo Biani e Vincenzo Ascrizzi – svariati reati, a vario titolo, tra cui traffico illecito di rifiuti, incendio doloso, utilizzo ed emissione di fatture false, bancarotta fraudolenta, riciclaggio ed autoriciclaggio. Sono stati sequestrati più di 2 milioni di euro tra cui disponibilità finanziarie, fabbricati, terreni ed autoveicoli, ritenuti frutto dell’ingiusto profitto ottenuto attraverso il mancato pagamento delle spese di recupero e di smaltimento dei rifiuti ed il mancato versamento del tributo speciale regionale.
Le indagini condotte dal pm di Pavia Paolo Mazza e della pm della Dda milanese Silvia Bonardi erano state avviate nel settembre del 2017 a seguito dell’incendio divampato e “hanno permesso di accertare – si legge nel comunicato delle Fiamme Gialle – innumerevoli illeciti, anche di natura ambientale, nonché la causa dell’incendio dei rifiuti stoccati nell’impianto di trattamento”. I successivi accertamenti coordinati dalla Dda di Milano hanno poi portato alla luce “un sistema criminale” impegnato a massimizzare i profitti del traffico illecito di rifiuti. In particolare, due degli arrestati, entrambi 54enni e gestori dell’impianto di smaltimento, “dopo aver ammassato indistintamente quintali di rifiuti pericolosi”, li smaltivano senza alcuna operazione di trattamento o recupero, ottenendo profitti illeciti per circa 2 milioni; inoltre, “una volta accortisi che la gestione dell’impianto era divenuta insostenibile a causa dell’enorme quantità di rifiuti, i due decidevano di dar fuoco al piazzale al solo scopo di ripulire, a costo zero, l’intera azienda di smaltimento, noncuranti dell’enorme danno per la salute”. Dopo l’incendio la società venne dichiarata fallita e i due gestori, attraverso società intestate a prestanome, lavorarono per far sparire i capitali illeciti.
Tra gli episodi contestati dai magistrati c’è anche il tentativo che “stava per andare in porto” di una “spedizione, organizzata da Sviluppo Industriale”, una delle società al centro delle indagini, “di un carico di rifiuti diretti ad una società del Pakistan in forma del tutto illecita”. Uno degli arrestati, Biani, è “attualmente, al centro di una rete di trafficanti di rifiuti a livello internazionale”. L’uomo ha cercato, spiega ancora il gip, “di avviare allo smaltimento in Bulgaria rifiuti stoccati in un impianto di Corigliano”.
Fabio Pistoia