La sua è una storia che sta facendo il giro del web, affrontata ieri finanche dal quotidiano nazionale la Repubblica e oggetto di dibattito sui social e non solo. Una giovane di 22 anni che non riesce ancora ad ottenere la cittadinanza italiana, seppur fin dalla nascita nel nostro Paese, e precisamente tra i comuni di Corigliano Calabro e Trebisacce.
La storia di Clara Osma, rilanciata dall’associazione “Italiani senza cittadinanza”, comincia col viaggio in gommone dei suoi genitori albanesi da Valona alle coste pugliesi. Clara nasce 22 anni fa, a Trebisacce. Poco dopo i genitori si trasferiscono a Corigliano Calabro: sono irregolari, lavorano dalla mattina alla sera come braccianti nelle campagne. Per questo decidono di far crescere Clara dai nonni: la bambina a pochi mesi vola in Albania per poi tornare definitivamente in Italia all’età di tre anni. Clara cresce, studia, segue il progetto Erasmus, si laurea all’università di Macerata in mediazione linguistica, parla cinque lingue. Oggi vive tra la Puglia e Berlino, vorrebbe continuare a studiare, fare un master, lavorare per una Ong. Vorrebbe. Perché i documenti sono “contro di lei”: “Non ho un pezzo di carta valido per lavorare all’estero”.
Clara, infatti, si scontra più volte con le norme che portano alla cittadinanza tricolore. I due anni di permanenza in Albania interrompono quella “residenza in Italia ininterrotta” fino ai 18 anni, che si chiede ai figli di immigrati nati in Italia. Non solo. Ci si mette di mezzo anche una lettera sbagliata. “Io mi chiamo Clara con la C, ma sul passaporto albanese sono stata registrata con la K. Questo – spiega la ragazza al quotidiano la Repubblica – mi ha obbligato a una serie di giri tra uffici, da Bari a Tirana, che ha fatto slittare la mia domanda di cittadinanza italiana dal 2018 al settembre 2019. Ora sono in attesa dei lunghi tempi burocratici della pratica”.
Come se tutto ciò non bastasse, anche i tempi si rivelano una beffa per Clara. A novembre 2019 i suoi genitori ottengono la cittadinanza italiana, che così si trasmette automaticamente alla sorella di Clara, ma non a lei: “Solo due mesi prima avevo presentato la domanda per residenza, rimanendo così legata all’iter della mia pratica”.
Storie di pastoie burocratiche e paradossi tutti italiani, di burocrazia di difficile comprensione e di evidenti disagi e difficoltà per quanti, come questa talentuosa ragazza dai natali calabresi, chiede soltanto di poter vivere serenamente e in libertà.
Fabio Pistoia