di Papàs Elia Hagi, parroco di Vaccarizzo Albanese
Da stimolo e visibilità per i piccoli produttori locali alle radici dell’identità cristiana europea.
Non più un segreto condiviso da pochissimi enofili carbonari, il vino artigianale delle colline arbëreshe, quello fatto con passione e nel rispetto delle tradizioni ancestrali, è diventato popolare anche grazie al concorso VINI ARBËRESHË che il Comune di Vaccarizzo Albanese sta organizzando ogni anno. La grande critica fatta al vino standardizzato delle cantine più strutturate, che porterebbe ad uniformare il gusto, fa tornare alla ribalta i vini tradizionali, artigianali, naturali, che sono ancora capaci di stupire e di emozionare nonostante i loro difetti e imperfezioni: come un leggero strabismo rende più bella una ragazza bella. Per saltare nel futuro è opportuno prendere un po’ di rincorsa, facendo un passo indietro.
Possiamo solo immaginare il passato del contadino povero che vede il vino come semplice nutrimento, fonte di calorie per sopportare la fatica e di calore contro il freddo. Il ruolo misterioso del vino con la sua capacità di evocare, tradurre, narrare è diventato sinonimo di civiltà. Imparare a farlo e a degustarlo, anziché a traccanarlo per stordirsi, fa parte di una raffinata cultura che denota l’identità di un territorio.
Da parroco non posso non rilevare i tanti punti di collegamento col cristianesimo, la radice della civiltà europea.
L’annuncio gioioso e frizzante del Vangelo richiede, secondo l’evangelista Giovanni, otri nuovi, cioè strutture e mentalità flessibili aperte alla novità che è Cristo stesso. Meravigliosa immagine simbolica che attinge al mondo della viticoltura.
Tralasciando l’origine biblica dei nomi delle bottiglie dei vini quali Jeroboam, Mathusalem, Nabucodonosor ecc, è assodato il triplice ruolo storico del vino in Europa associato alle funzioni: 1) religiosa; 2) sociale – quando il palazzo vescovile era centro dei banchetti in onore ai potenti o ai principi in viaggio; 3) curativa: già San Paolo lo consigliava per lenire la sofferenza fisica: “Non continuare a bere acqua soltanto, ma prendi un poco di vino” (1 Timoteo 5, 23-25). Ma le stesse fonti cristiane citano il vino come elemento rappresentante la gioia di vivere. Lo stesso Gesù non disdegna di berlo, e il primo miracolo che compie è la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana.
Il vino diventa simbolo del sangue di Cristo nell’ultima cena. Non è dato sapere quello che venne bevuto, poiché nei Vangeli si parla solo di “frutto della vite”, ma si presume fosse di tipo rosso, per la somiglianza col sangue “versato per noi e per tutti in remissione dei peccati”.
Sul significato del vino nella messa riportiamo una citazione di Tommaso d’Aquino: “Il sacramento dell’eucaristia può essere celebrato soltanto con il vino della vite… perché il vino fatto con l’uva è in un certo senso l’immagine degli effetti del sacramento: con questo voglio dire la gioia dello spirito, perché sta scritto che il vino rende lieto il cuore dell’uomo.”
La storia del vino di qualità in Francia inizia quando i monaci nel medioevo scoprono il terrori, cioè catalogano gli appezzamenti di terreno in base alla loro posizione. Nascono i cru. Sempre oltralpe il rubicondo monaco Dom Perignon inventa lo Champagne.
Il vino e il cristianesimo da sempre hanno uno stretto legame. Non a caso una delle scene più belle nel Codex Purpureus Rossanensis è la Comunione degli Apostoli, raffigurati nell’attesa di ricevere il vino della comunione dalle mani di Cristo stesso.
Nel secondo secolo, Papia di Gerapoli, ripreso poi da Ireneo, immagina pieno di santa speranza la diffusione della Chiesa in questi termini: “Verranno giorni in cui sorgeranno vigne, che avranno ciascuna diecimila viti; ogni vite avrà diecimila tralci; ogni tralcio avrà diecimila bracci; ogni braccio diecimila pampini, ogni pampino
diecimila grappoli; ogni grappolo diecimila acini”. Piccoli🍇 grappoli profumati, le Comunità arbëreshe con le loro specificità culturali, linguistiche e religiose, portano sapore, colore e ricchezza all’intero territorio calabrese.
Foto, 15 settembre 2021: L’Assessore all’agricoltura della Regione Calabria, l’onorevole Gianluca Gallo, sensibile e attento ai bisogni delle comunità, il quale dopo aver premiato i vincitori del concorso Vini arbëreshë ha visitato la bella chiesa parrocchiale di Vaccarizzo Albanese, accompagnato dal parroco di Vaccarizzo Albanese Papàs Elia Hagi e dal Sindaco di Vaccarizzo Albanese Antonio Pomillo, l’organizzatore del concorso.
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