Di Carlo Caruso
In Agosto la biblioteca comunale è stata chiusa per tutto il mese. A parte l’intestazione del post, che ho scelto per citare un altro conosciutissimo detto, è da ritenere giusta la decisione, dato che il paese si svuota e la gente sceglie altre rilassanti “locations” per una buona lettura,
come una esotica spiaggia sabbiosa o l’ombra di un albero in qualche suggestiva località montana. E chi resta? Si arrangia spaparanzato su qualche divano di casa propria, assorto nella (ri)lettura di un suo libro o di una delle tante riviste, dedicate ai VIP in vacanza in amene località turistiche alla moda, immedisimandosi in personaggi che hanno come unico obbligo quello di divertirsi. Piuttosto il problema si riproporrà a settembre, in quanto nel frattempo la disponibilissima signora, che si prendeva cura dei libri, distribuiti nei vari scaffali, provvedendo anche alla distribuzione dei volumi in prestito, per una comoda lettura a domicilio di chi ne faceva richiesta, è andata in pensione. So per certo che chi di dovere si è già attivato per una soluzione celere del momentaneo (speriamo) disagio. Questo post vuole ulteriormente sensibilizzare l’opinione pubblica affinché il nostro patrimonio culturale attiri l’attenzione che merita, essendo esso custode della nostra Storia e della nostra identità, anche se trattasi di una “semplice” biblioteca, dove personalmente ho trovato pubblicazioni interessantissime e insostituibili ai fini della comprensione di tanti fenomeni che ci stanno coinvolgendo, fusione compresa. Se poi questo aspetto particolare venisse inserito in un discorso più generale, che riguardi anche i nostri archivi storici, il futuro della Comunità potrebbe delinearsi in scenari certamente più rosei, perché investire in conoscenza (anche o soprattutto del proprio passato) è fonte di sviluppo e di progresso.
Carlo Caruso