di Francesco Albamonte
Dell’ospedale unico, o meglio, del progetto sull’ospedale unico, tanto se n’è parlato e tanto ancora se ne parla e se ne parlerà. Almeno fino a quando questa struttura vedrà la luce e, credo con convinzione, farà discutere, molto di più, dopo che sarà praticamente attivata.
Così, se finora i commenti sono, per lo più, stati indirizzati sui tempi di consegna dei lavori e sui tantissimi milioni di euro spesi per le procedure espropriative, nonché per i compensi tecnici, tanto da aver richiamato, più volte, l’attenzione del programma di LA7 “L’arena” condotto da Massimo Giletti per quello che pare essere un “progetto fantasma”, mi pongo un semplice interrogativo: che tipo di ospedale sarà? Bhè, di sicuro aver sprecato fumi di parole in tutti questi decenni per dover poi constatare una semplice struttura ambulatoriale sarebbe cosa tanto rammaricante quanto irritante, ma per fortuna si parla di un polo ospedaliero d’eccellenza, all’avanguardia. Verità o menzogna non è dato ancora, purtroppo, sapere. Quello che c’è da rilevare è che un presidio ospedaliero all’avanguardia sarebbe utile non solo per quello che è il territorio sibarita (cavallo di battaglia su cui galopperanno i candidati per le prossime regionali) ma anche per l’intera provincia o, anche, se vogliamo, per tutto l’alto ionio fino alla Basilicata e, perché no?, anche per tutta la regione. Posto che da semplice cittadino ho avuto il piacere di confrontarmi con diversi amici medici, i quali non hanno mai smesso di celare le proprie perplessità, sull’argomento, si è concordi nel ritenere, anche alla luce di quello che sarà il probabile rifinanziamento della sanità regionale, con tutte le modifiche strutturali ed organizzative ad esso connesse, che i presidi già esistenti non debbano essere chiusi, ma adibiti a strutture di primo intervento. Un territorio così grande e popoloso lo richiederebbe, anche per scongiurare il rischio di congestionare oltre modo il carico di lavoro che il reparto del pronto soccorso del futuro presidio dovrà fronteggiare, vanificandone, presumibilmente, l’efficacia operativa. Del resto i numeri delle prestazioni lo attestano. Numeri da capogiro, ottenuti anche a causa di quelli che, purtroppo, si recano in pronto soccorso per un semplice capogiro o per farsi misurare la pressione. L’idea che, a tal riguardo, però, mi è particolarmente piaciuta è stata quella che attiene l’istituzione, proprio presso il nuovo ospedale unico, del centro traumatologico e del reparto di chirurgia d’urgenza. Anche qui i numeri sembrano parlare chiaro: gli innumerevoli incidenti, non solo stradali, ne rappresenterebbero l’amara prerogativa. La posizione strategica e la costruzione dell’area per il soccorso eliportuale ne avallerebbero l’effettività. In ogni caso trasferire un malcapitato in condizioni critiche presso una struttura troppo lontana è un duello con la sorte. Penso che ciò sia un argomento che i futuri addetti ai lavori dovrebbero seriamente prendere in considerazione, perché, come ben sappiamo, la sanità non si riduce alle prestazioni ordinarie o agli interventi programmati, ma, a causa anche della complessità e della pericolosità di ciò che sono i ritmi della vita quotidiana, inevitabili perché si è sempre e costantemente esposti a rischi e pericoli dove l’imprevisto può essere fatale, occorre essere, in ogni istante, adeguatamente pronti e attrezzati. Nella società di oggi, tanto per fare retorica, il tempo è elemento fondamentale, e anche un semplice ritardo o una banale disattenzione può costare caro. Un centro traumatologico e un reparto di chirurgia d’urgenza magari non miracolerebbero la casistica degli incidenti, ma, di sicuro, rappresenterebbero uno degli strumenti per gestire le emergenze e per rendere effettiva la tutela della salute pubblica.