di Rosella Librandi Tavernise
Il 28 Maggio del 1932 arrivò a Favella della Corte, nel territorio di Corigliano
Calabro, proveniente, in treno, da Cosenza e poi, in macchina, da Sibari, il
Principe Umberto di Savoia (futuro re Umberto II) con la consorte Maria José
del Belgio, ospiti della duchessa di Bovino Antonietta Gaetani d’Alife, dama di
palazzo della Regina Elena.
Per ricevere i principi in una atmosfera gioiosa e abbellire ancora di più la sua
scenografica villa di campagna, la duchessa volle le donne albanesi,
particolarmente ammirate nel circondario, per il portamento maestoso e
composto conferito loro dallo sfarzoso costume tradizionale fatto di stoffe
pregiate dai brillanti colori, dalla particolare confezione delle lunghe gonne, a
piegoline indeformabili, dalla caratteristica pettinatura. Pertanto, da
Vaccarizzo scese un folto gruppo di donne in abiti di gala, accompagnate dal
parroco, l’arciprete Cavalier Cesare Greco, da suo nipote, sacerdote
Salvatore Scura, dal Podestà don Angelo Marchianò e da alcuni loro familiari.
I principi trovarono a Favella un’accoglienza festosa ben diversa da quella
che li aspettava a Corigliano, seppure splendidamente addobbata, ospiti dei
baroni Compagna.
Sull’avvenimento è stato scritto molto sui giornali dell’epoca e in seguito; a
me piace solo ricordare la piccola parte che vi ebbe Vaccarizzo ma a tale
proposito mi preme fare qualche precisazione:
1- Il compianto Enzo Viteritti in un suo libro dice (certamente male informato)
che le comparse erano le donne di servizio della duchessa, io gli feci notare
l’errore in quanto le donne erano persone di famiglie “buone” di Vaccarizzo,
basti dire che tra loro c’era la nipote del Podestà.
2- Inoltre, nell’intervista concessa a Enzo Viteritti e a Rosanna Taranto nel
1997 (Il Serratore n°48) Silvio Minisci di Vaccarizzo racconta l’episodio e dice
che le donne erano disposte sulle scalinate della villa con cesti di frutta
infilate al braccio, invece, le foto testimoniano che le donne reggevano rustici,
sebbene caratteristici, orcioli di terracotta (gummuli) che stonavano
visibilmente con il prezioso costume da loro indossato. Chissà chi aveva
curato la scenografia!
Corigliano Calabro, 28 Maggio 2021