La memoria mi riporta alla Rivoluzione Francese è precisamente all’abate Henry Gregoire, vescovo di Bois in Francia, repubblicano e progressista che utilizzò il termine “vandalismo” in senso dispregiativo, per denunciare l’operato dell’esercito repubblicano a danno di chiese, monumenti e opere d’arte, paragonandolo agli effetti che ebbero le terribili invasioni del popolo dei vandali nel quinto secolo dopo Cristo.
Il vandalismo secondo Gregoire è l’insieme delle azioni di danno o distruzione verso beni altrui materiali e non per puro divertimento o incuria, il termine deriva da VANDALO e si ricollega all’antica popolazione barbarica di origine germanica che conquistò gran parte dei territori dell’impero romano, VANDALISMO infatti è proprio la tendenza a rovinare, distruggere, guastare senza necessità e senza ragione, per gusto perverso o per sciocca e malintesa ostentazione di forza, o anche per incapacità a comprendere la bellezza e l’utilità delle cose che si distruggono.
Il vandalismo lo possiamo incontrare sotto diversi aspetti:
1) Il vandalismo informatico;
2) Il vandalismo sulla natura (Piromania);
3) Il vandalismo sulle opere d’arte;
4) Il vandalismo delle opere pubbliche;
5) Il vandalismo sociale (Bullismo e Teppismo)
Inquietante, in modo particolare sono gli atti vandalici nella scuola, ragazzi che si introducono negli edifici scolastici, provocando veri e propri disastri: registri strappati, banchi e sedie rotte, lavagne rovinate, computer rubati e tanti altri vandali, tutto al fine di evitare di fare lezione, ancora più grave è la “complicità” dei genitori che affermano che i loro figli non possono aver compiuto atti simili; al contrario, la mia lunga vita trascorsa in mezzo ai banchi delle aule universitarie, mi fanno affermare che spesso i genitori non conoscono i propri figli
Ritornando al mio bel paese natio, non posso non menzionare tutti gli atti vandalici quotidianamente diffusi su tutto il territorio: le macchine bruciate ormai non si contano più, pareti di case, opere pubbliche, graffiti ovunque in grande quantità, usando bombolette con vernice indelebile come se fossero lavagne da riempire di scarabocchi, sporcando anche portoni storici, monumenti, serrande, vetrine e tanti altri anfratti della città.
Il vandalismo o ancor peggio gli atti vandalici a Corigliano sono diventati una prassi quotidiana, atti intenzionali che provocano danni e distruzioni nelle aree pubbliche: vetrine in frantumi, cavi strappati e facciate imbrattate dai graffiti, spazzatura ovunque, fognature esplosive, incendi dolosi, reati ambientali, lampioni costantemente attaccati per puro divertimento, fioriere continuamente danneggiate con petardi e sassi, cassonetti che vengono periodicamente incendiati, violazioni di domicilio, la loro furia distruttiva si abbatte sia contro le strutture pubbliche, sia contro le proprietà private, inutile dire che questo modo sconclusionato acquista un peso importante dal punto di vista economico nelle nostre tasche. Per questo motivo è necessario arginare, con provvedimenti adeguati il regolare degrado urbano che si viene a creare per mano di veri e propri vandali, purtroppo assistiamo impotentemente alla possibilità di potersi muovere liberamente in strade e luoghi pubblici, è un bisogno, una necessità fondamentale di tutti i cittadini.
Una riflessione è d’obbliga: come intende comportarsi questa pseuda amministrazione per ovviare ai tantissimi e dannosi problemi? Intende applicare un attento controllo degli orari con l’aumento della vigilanza, intende pianificare un progetto per la possibile installazione di telecamere che permetterebbero di ottenere una completa ed efficiente sorveglianza anche nelle tarde ore notturne, quando i vandali agiscono indisturbati, la videosorveglianza è una sicurezza in più, non solo contro i danni materiali, ma anche è soprattutto, per la prevenzione e la documentazione di tanti atti criminali.
Il vandalismo nasconde problemi psicologici e comportamentali, bisogna indagare meglio su quali sono le cause del disagio, molti casi di atti vandalici vengono spinti dalla noia e l’incapacità di gestire la solitudine, un modo per distrarsi dal senso di vuoto che oggigiorno accomuna molti ragazzi, spesso si trovano in branco e vivono queste “missioni” come un diverso, in sostanza possiamo affermare che è l’espressione della difficoltà a contenere le energie, la persona sfoga la propria rabbia sugli oggetti ed è l’unico modo che conosce per liberarsi dall’energia negativa.
Dalla FUSIONE alla CON-FUSIONE, Corigliano, oggi vive in totale e pieno abbandono, abbandonata da questi poveri incapaci e improvvisati politici, questa amministrazione, praticamente non ha fatto nulla di nulla per potenziare gli organici di polizia e di vigilanza; il Sindaco ha piena potestà di intervenire per prevenire e contrastare atti e comportamenti idonei a compromettere la vivibilità in tutto il territorio, il vandalismo a Corigliano, ha assunto livelli sempre più preoccupanti, manifestandosi sotto forma di deturpazione di monumenti di interessi storici, comportamenti che ledono, in particolare, il bene della sicurezza urbana, costituita dal diritto proprio di ogni appartenente alla comunità, di poter godere dei propri beni e di quelli pubblici.
Non Capisco questo stupido silenzio, sia da parte della maggioranza, sia da parte dell’opposizione, non una parola, un documento, un consiglio comunale aperto alla cittadinanza, come mai, un qualsiasi Sindaco, anche il più stupido e cretino d’Italia, avrebbe predisposto una specifica ordinanza che, ferma restando l’applicazione delle sanzioni penali previste, faccia divieto su tutto il territorio comunale di vandalismi e di deturpamento, nonché di abbandono di rifiuti e di discariche a cielo aperto ovunque. Come mai non si è mai provveduto a chiedere a questi veri teppisti e delinquenti delle sanzioni amministrative e il ripristino dei luoghi e delle strutture danneggiate, il risarcimento dei danni. Bisogna rendere più efficace l’azione deterrente rispetto ad alcune condotte illecite di particolare disvalore sociale al fine di salvaguardare e tutelare i valori del territorio e del decoro urbano, migliorando le condizioni di vivibilità degli ambienti urbani e la civile convivenza, pertanto necessita predisporre urgentemente, tutti gli atti necessari e ordinanze volte a reprimere tali condotte ma anche e soprattutto far comprendere che il bene comune è un patrimonio sociale di tutti e pertanto va tutelato.
CORIGLIANO Città mia bella
piena di storia, di cultura, di ricchezza economica, di turismo, di arte, situata al centro della Piana di Sibari (Città di Sibari), ti difenderò dai tuoi nemici e detrattori fino a quando vivrò, purtroppo devo assistere impotentemente con mia profonda amarezza che sei stata abbandonata, tradita e negata dai tuoi stessi cittadini, diventata ormai, cenerentola e frazione di Rossano, purtroppo i coriglianesi hanno smesso di credere e di lottare, pare un gioco pungente ma, in realtà, è uno sforzo che lascia in bocca l’amaro dell’immobilismo, della fatica di un cambiamento che stenta a concretizzarsi. Nonostante tutte le lamentele, tutto il pentitismo, tutto il palpabile malessere su questa maledetta FUSIONE, assistiamo ad un vero e proprio stillicidio di problemi, ad un impoverimento umano che si traduce in impoverimento materiale, una Città lacerata, disarticolata, caotica, confusa. Tute questioni cui questi acefali politici non hanno mai date risposte, c’è un senso di smarrimento e di indifferenza diffusa rispetto alla sofferenza dell’altro, una resa e passiva accettazione anche delle situazioni di maggiore ingiustizia, ci siamo arresi all’idea che chi sta bene continuerà a star bene e chi sta male resterà in una condizione di malessere: io mi rapporto a te nella misura in cui riesci a darmi qualcosa, nella misura in cui ne traggo un qualche vantaggio; tuttavia, quello che più mi preoccupa è l’assenza di un sentimento di sana rabbia che si traduca in capacità di reagire, di indignarsi per raggiungere il riscatto dovuto.
La lotta è dura, bisogna crederci, ancora tutto è possibile, liberarsi da questa pseuda FUSIONE nella totale e piena CON-FUSIONE. Fino a quando c’è vita, c’è speranza.
Prof. Giovanni FERRARI
Docente Universitario