Il 25 aprile è la festa della liberazione. Questo giorno del 1945 segna l’inizio di un cambiamento radicale. Segna l’inizio, pur difficile, della democrazia e la caduta di un regime ultraventennale che usava la violenza come strumento di comando:
– uccisione degli oppositori del regime ( Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Piero Gobetti, i fratelli Carlo e Nello Rosselli, Giuseppe Di Vagno e tanti altri meno conosciuti);
– espulsione dalla vita civile per motivi razziali ( leggi del 1938 ) e bruta collaborazione con i nazisti nell’avviare milioni di persone innocenti e inoffensive verso i campi di sterminio; ricordiamo Primo Levi, Liliana Segre, il nostro concittadino Luigi Alfieri che hanno raccontato la tragedia dell’olocausto;
– umiliazione vigliacca della dignità umana con l’obbligo di bere l’olio di ricino con le note conseguenze;
– abolizione dei diritti elementari quali quelli di libera espressione, di voto, di associazione, ecc. ;
– e tanti altri misfatti contro i cittadini normali.
Oggi si canta Bella Ciao, canzone simbolo della liberazione. Qualcuno sostiene che sia la canzone sia la festa del 25 aprile siano divisive. In effetti lo sono: dividono le persone normali dai violenti e dai prepotenti.
Cosimo Esposito