Nel terzo gradino ascendente della Santa Settimana, il Mercoledì Santo, le preghiere nel rito bizantino si concentrano sulla figura della donna peccatrice che versò l’olio prezioso, molto costoso, sui piedi di Gesù messa in antitesi al tradimento di Giuda per pochi denari.
L’inno bizantino coinvolto poeticamente in questa evocazione è stato scritto da Cassiana, monaca di Costantinopoli. La sua storia romanzata mi diventò cara e chiara qualche anno fa, quando il mio amico teologo Eduard Fărtan me la riportò alla luce.
Invitata per la sua grande bellezza al ballo ufficiale dove si vagliava la scelta della futura imperatrice, moglie dell’imperatore Teofilo, Cassiana fece una grande impressione per la sua viva intelligenza che gioco in quel momento a suo sfavore. Se oggi due giovani usano approcciarsi scambiandosi impressioni sulla serie preferita su Netflix, la band musicale più amata, la spiaggia e il lido favoriti d’estate, a Costantinopoli di una volta si socializzava facendo teologia.
In quella occasione Teofilo le disse: Ek gynaikós tá cheírō (Dalla donna arrivano tutti i mali). Intendeva con ciò la prima donna, Eva, nel suo ruolo tentatore raccontato nel prima libro della Bibbia. Cassiana ribatté mettendo di fatto fine al dibattito : Kaí ek gynaikós tá kreíttō (ma dalla Donna vengono anche le cose migliori del mondo). Il suo riferimento era la Santa Vergine, Theotokos, la quale donò all’umanità il Cristo. Questa prontezza mise in crisi l’imperatore che non ebbe idee migliori per replicare. Messo in soggezione, Teofilo, scelse prudentemente come moglie Teodora. La storia viene riportata da ben tre cronisti bizantini Giorgio Monaco (detto Amartolo), Leone Grammatico e Simeone Metafraste.
Entrata nel monastero, Cassiana compose l’inno sulla donna peccatrice; qui anche il nostro libro liturgico dell’Eparchia di Lungro ricorda l’ultima parte dell’aneddoto. Si attribuisce alla mano dell’Imperatore Teofilo l’aggiunta “per paura si nascose” sul rotolo che Cassiana abbandonò nel giardino o in una sala dove lo stava giusto componendo; Avvertita dalla visita dell’Imperatore si nascose. In seguito completò l’inno senza togliere l’aggiunta. Una fine analisi teologica di ogni versetto fu fatta sull’Osservatore Romano da Manuel Nin nel 2011.
L’origine del mistero della bellezza del inno di Cassiana la intravedo nelle parole di Gogol al pittore asceta Ivanov, conosciuto a Roma: “cerca in ogni cosa il mistero supremo dell’essere… richiudi questo tesoro nella tua anima, lascialo maturare e poi, da questa sorgente nascosta, fa’ sgorgare l’inno”.
L’inno della monaca Cassiana (Kassianí): “Κύριε, ἡ ἐν πολλαῖς…”
La donna caduta in molti peccati, Signore, percependo la tua divinità, si assume l’ufficio di miròfora, e facendo lamento porta per te l’unguento profumato prima della tua sepoltura, dicendo: Ahimè, sono prigioniera di una notte tenebrosa e senza luna: furore di incontinenza, amore di peccato! Accetta le fonti delle mie lacrime, tu che fai passare nelle nubi l’acqua del mare; piegati ai gemiti del mio cuore, tu che hai piegato i cieli con il tuo ineffabile annientamento. Bacerò i tuoi piedi immacolati e poi asciugherò con i riccioli del mio capo questi piedi di cui Eva intese la sera con le sue orecchie il suono dei passi, e per il timore si nascose. Chi mai potrà scrutare la moltitudine dei miei peccati e gli abissi dei tuoi giudizi, o tu che salvi le anime, o mio Salvatore? Non disprezzare questa tua schiava, tu che possiedi smisurata la grande misericordia.
Papàs Elia Hagi, parroco di Vaccarizzo Albanese