È un’amara verità: non c’è un giorno che trascorri in tranquillità, senza apprendere dalla tv, dai giornali o dai social notizie afferenti violenze, tentate o purtroppo compiute fino in fondo, da uomini nei confronti di donne. Barbarie allo stato puro su scala nazionale alla quale non fa eccezione neppure il nostro territorio (come dimenticare, a tal proposito, l’efferata uccisione della giovanissima Fabiana Luzzi, avvenuta nel 2013?).
Era già il mese di ottobre del 2019 allorquando, sempre attraverso il Blog cittadino, registravamo un triste dato, una media a dir poco preoccupante: almeno due donne ogni giorno si rivolgono ai Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro per denunciare violenze subite o tuttora in corso, il più delle volte da ex mariti o ex compagni che non si rassegnano alla conclusione di una storia d’amore. Un amore malato, culminato in botte, angherie e soprusi, violenze fisiche ma anche psicologiche, che minano l’incolumità e la stessa salute mentale delle vittime, che tuttavia reagiscono con fermezza per tutelare se stesse e, in molti casi, anche i propri figli quando questi sono presenti.
L’aspetto confortante è infatti questo: in una regione come la Calabria e in un territorio come il nostro, storicamente poco inclini alla denuncia, si registra da qualche anno a questa parte un clima diverso, un’azione di riscatto, che spinge tante donne a dire basta, a giusta ragione, all’inferno loro causato da uomini divenuti pericolosi aguzzini. Un dato che, pur facendo emergere la raccapricciante escalation del fenomeno nell’area urbana coriglianese, merita di essere evidenziato e premiato, perché vede protagoniste queste “Donne coraggio” simbolo di dignità e civiltà.
V’è da sottolineare un altro importante aspetto. Se da un lato c’è chi denuncia è perché trova ascolto, attenzione e adeguata risposta dall’altra parte, ossia dalla Compagnia dei Carabinieri di Corigliano Calabro. Anche su questo campo il Capitano Cesare Calascibetta ha, con la consueta professionalità mai disgiunta da una non comune sensibilità, concentrato il massimo sforzo per addivenire a risultati positivi. La Caserma è vista non solo come il luogo istituzionalmente deputato ad ospitare chi cerca aiuto, ma anche come un punto di riferimento sociale, un porto sicuro dove militari dotati di alta competenza sono in grado di prestare attenzione e successivi interventi mirati per salvare, perché di questo si tratta, tante donne dai loro carnefici.
Viva le “Donne coraggio”, della nostra città e di tutto il mondo, dunque, nella Giornata dell’8 Marzo e in tutti i giorni del calendario. Restiamo loro accanto sempre e prendiamo esempio da queste storie di vita vissuta e dalla ferrea volontà di giustizia e riscatto.
Fabio Pistoia