I ritardi dell’amministrazione comunale nell’erogazione dei buoni spesa sono incomprensibili e offensivi per chi vive in condizioni di povertà. Il populismo si nutre di questi, incomprensibili, ritardi amministrativi. Se da un lato, infatti, la classe politica brinda, chi vive in condizioni di povertà non può nemmeno fare la spesa.
L’assessore Novellis dovrebbe sollecitare chi di dovere perché, a fare brutta figura, non sono solo lei e l’amministrazione comunale, ma anche l’intera classe politica.
Noi di “Azione” abbiamo in mente una macchina comunale efficacie ed efficiente, da città normale, che guarda ai ceti deboli, già flagellati dalle conseguenze economiche della pandemia.
Le misure a sostegno della povertà e degli indigenti sono un piccolo palliativo, necessario a dare respiro a chi arranca.
Se oggi richiediamo la copia di un atto amministrativo, di qualsiasi natura, prima di avere il documento dobbiamo versare l’obolo per le copie. Insomma: prima si paga e poi si hanno le copie.
A volte, addirittura, ci troviamo nella situazione in cui è più oneroso il costo del bonifico (o il bollettino) che le copie degli atti stessi.
Dunque: perché la macchina amministrativa, logorata da smart working, non riesce a fare lo stesso quando a dare è il Comune? Perché non si pensa ad un equo dimensionamento degli uffici dei servizi sociali? La Giunta, che controlla l’operato della macchina amministrativa, ha contezza di cosa deve fare? La politica, in questo caso l’amministrazione, che dovrebbe vigilare ed adempiere alla funzione di indirizzo e controllo, cosa fa? Non lo sanno fare o non vogliono farlo?
Nel frattempo la povera gente ne paga le conseguenze.