Tante sono le cose che avrei voluto dirti, tutte quelle parole che un po’ per imbarazzo, un po’ per orgoglio non si dicono tra padre e figlio, ma che si trasmettono con il cuore. Io e te ci amavamo tanto, anche se non ce lo siamo mai detti, né dimostrato come si conviene.
Qualcuno ha detto che il tempo allevia il dolore, bèh, quel qualcuno aveva torto: il tempo non riempirà l’enorme vuoto che hai lasciato dentro me, dentro tutti quelli che ti amavano e che ti amano… e sono tanti! Ogni mattina mi sveglio pensando che sia stato tutto un incubo, che non ti ho perso. Tutto quello che io davo per scontato era invece importante; nella vita nulla è banale perché da un giorno all’ altro si può perdere tutto, così come io ho perso te. Ed allora dopo tanti anni, dalla tua dipartita, ti dico, Grazie! Mi hai dato, prima di tutto, il fatto di essere. Questa meraviglia di essere un uomo. La gioia di respirare la bellezza del mondo. La consapevolezza che, dopo tutto, se dovessi fare un bilancio delle ferite ricevute queste sarebbero comunque molto di meno rispetto al grande amore che gli stessi uomini hanno messo sull’altro lato della bilancia della mia vita. Sono sicuro che ti arriva questo pensiero, un soffio nel vento, una parola pronunciata leggera, un battito di ciglia. Il mondo è ferito, come il mio cuore, dopo questi anni senza la tua presenza. 17 dicembre, hai portato via l’uomo più importante della mia vita, ma non sei riuscito a strapparmi l’Amore. Ciao Papà…
francesco caputo