La speranza di vedere avviato, attraverso l’applicazione della Riforma del Sistema Integrato degli Interventi e dei Servizi Sociali e l’implementazione dei piani di zona (legge 328/2000), un sistema solidaristico ed universale capace di fare fronte alle sfide sociali attuali va spegnendosi.
I Piani di Zona in Calabria, arrivati dopo 20 anni dalla Riforma, non accompagnati da aspirazioni di innovazione, ma spinti da esigenze tecnico-amministrative, stanno perdendo il loro valore e significato e si stanno definitivamente infrangendo alla prova con i territori. Allo stato attuale, nel percorso di definizione del Piano, pur considerando le innegabili difficoltà legate alla diffusione della epidemia da covid-19, nessuna scadenza viene rispettata; non vi è traccia di integrazione tra i servizi sociali e quelli sanitari; della costruzione di una rete solidale pubblico-privato non vi è segno. Non vi è nessun principio di prassi e modelli operativi capaci di diventare sistema diffuso e consolidato, pur non mancando singole e specifiche esperienze qualificate che potrebbero essere valorizzate e rappresentare validi punti di riferimento.
Di fatto, le preoccupazioni di carattere burocratico-amministrativo hanno preso il sopravvento. Nessuna analisi, riflessione o dibattito si è sviluppato e ha preso forza. Manca entusiasmo e vitalità, capacità critica ed iniziative coraggiose. Lo spirito che portò in Italia agli inizi degli anni 2000 alla Riforma si è smarrito, si è man mano spento con il passare degli anni. Ed in Calabria dopo 20 anni non è rimasto niente.
Degli amministratori pubblici, dei funzionari e degli apparati burocratici, ma anche degli operatori e delle operatrici che negli anni tra il 1970 ed il 2000 portarono a concepire l’idea che i “matti” potessero non essere rinchiusi nei manicomi ma vivere tra la gente, che i portatori di handicap invece che in classi speciali o in percorsi differenziati potessero imparare e studiare come tutti gli altri alunni e studenti, non c’è più neanche il ricordo.
Quello spirito ideale e visionario è andato perduto. Così si sta sprecando un’occasione forse irripetibile di dare al Sistema Sociale Calabrese un impulso verso cambiamenti capaci di sollevarlo dall’assistenzialismo fine a se stesso.
E’, pertanto, desolante e privo di interesse lo scenario attuale che propina una successione, nemmeno rispettata nella tempistica, di tappe prive di senso verso la stesura di un documento mancante di vera partecipazione ed elaborazione, e priva di nessuna idea di cambiamento. Utile forse solo ad una sistemazione anch’essa necessaria di “carte”.
Definire ed implementare il Piano di Zona non è un articolato normativo, un adempimento formale; ma è l’ideazione, progettazione e costruzione di un Sistema capace di fronteggiare le nuove e le vecchie povertà, le nuove e le vecchie emarginazioni e solitudini, le nuove esigenze di una società che attraversa un periodo di involuzione e di arretramento anche verso il rispetto dei diritti civili ed umani.
Corigliano Rossano, lì 10 dicembre 2020 Il Presidente
Antonio Gioiello