Da sempre contrario al progetto di fusione che ha unificato le città di Corigliano e Rossano, ritorno sull’argomento, stavolta con un post di quelli che, forse, metteranno a dura prova la resistenza dei lettori, magari, soprattutto, di quei convinti sostenitori del progetto della città unica. La fusione, a mio modestissimo parere, è stata sia inutile che inopportuna,
e, cosa assai importante ha raccolto il consenso popolare promettendo che qualora questo processo si fosse compiuto, sarebbero arrivati “a pioggia” benefici di ogni tipo: una valanga di milioni di euro da impiegare in opere pubbliche, servizi al cittadino di ogni tipo (finanche quelli che oltrepassano l’immaginazione), posti di lavoro e prosperità per chiunque. Niente di più falso e di più affabulatorio! A parte che tutto questo si può e si deve ottenere anche nell’ottica di piccolo centro urbano, ma la riflessione che vi pongo, o meglio, l’interrogativo che vi rivolgo è: a cosa serve avere una città grande e popolosa? Perché tutta questa mania di grandezza e di potere? Una città deve essere semplicemente e, aggiungo, naturalmente, vivibile; anche nella sua piccolezza. Non è il caso di Corigliano che, per chi non lo sapesse, ha una estensione territoriale pari a quella di Milano. Inoltre, è policentrica. Ossia, ogni frazione consiste in un vero e proprio centro urbano, simile, per popolazione ad uno dei tanti paesi che ci circondano. Quindi cosa ha mosso l’idea di fusione con un altro comune quando sarebbe stato di gran lunga più opportuno e saggio conurbare le frazioni? La risposta è semplice: le promesse e le illusioni. Aggiungiamo, poi, che i processi di fusione, che, da un punto di vista sociopolitico rappresentano un’azione positiva, sono tali solo quando i protagonisti sono entità territoriali omogenee, ossia si sono sviluppate, nel corso dei decenni, in giusta misura in maniera parallela e a pari passo. Mi riferisco a Pesaro-Urbino, che, comunque, pare che ancora viva qualche residuo disagio. I no-fusionisti rivendicano il fatto che la fusione fra Corigliano e Rossano è nata senza un progetto efficace, completo, idoneo e prefigurato. Su questa osservazione mi rimetto a quanto ho scritto prima, ossia, questa benedetta fusione era del tutto inutile! Una città, infatti, è grazie alla capacità, all’intelligenza, alla lungimiranza e, in particolare, all’autorevolezza di chi la governa che può ottenere i servizi per il cittadino e svilupparsi nell’ottica della vivibilità. Non perché Corigliano e Rossano che oramai si sono unite che ci “consentiranno” per grazia ricevuta di riaprire il tribunale, di realizzare l’ospedale unico e di potenziare quelli esistenti! Giusto per fare un esempio. Il dato da cui partire è, sempre a mio avviso, cosa voler realizzare e cosa voler offrire ai cittadini. Un grande centro non serve a nulla se non ad affrontare complicazioni amministrative che verranno fuori inevitabilmente. Io mi muoverei nell’ottica di una città, e mi riferisco a Corigliano perché non conosco bene il territorio di Rossano, vivibile! Anzi, addirittura, dividerei il territorio di Corigliano, che abbiamo visto essere vasto e pieno di problematiche, in circoscrizioni, in modo che, ogni circoscrizione, possa essere l’elemento amministrativo periferico ma diretto su quell’area. E poi ragionerei nell’ottica dello sviluppo sostenibile, posto che alzare nuovi palazzi a poco serve se non a trasferire la gente da una via all’altra. Meglio sarebbe realizzare parchi pubblici e centri di aggregazione, molto più graditi alla cittadinanza. Queste sono solo alcune piccole, semplici osservazione che ho inteso presentarvi per trasmettere il concetto che, a volte, non bisogna ragionare “in grande” per avere il meglio.
Francesco Albamonte