ALLA COMMISSIONE STATUTO COMUNE DI CORIGLIANO ROSSANO
Su sollecitazione della Presidente Avv. Maria Salimbeni, ci pregiamo tresmetterVi un nostro contributo scritto che lascerà traccia delle nostre ragioni, oltre che del ruolo che il C.R.A. intende ricoprire anche in seno a codesta Commissione.
Scopi e finalità del Comitato:
attivare donne, uomini e mezzi nell’ambito della normativa vigente e con tutte le sue potenzialità al fine di promuovere ogni azione, anche di iniziativa popolare, finalizzata alla istituzione di un nuovo Comune ovvero ricostituire e dare una nuova vita amministrativa alla Municipalità di Corigliano Calabro dichiarata estinta con la Legge Regionale N. 2 del 2
febbraio 2018, e conseguente Istituzione del Comune di Corigliano – Rossano derivante dalla fusione dei comuni di Corigliano Calabro e di Rossano Calabro.
(BURC n. 13 del 2 febbraio 2018)
Il grande equivoco della fusione.
Partendo dal dato scientifico ed analitico che definisce Città come Centro abitato di dimensioni demografiche non correttamente definibili a priori, comunque non troppo modeste, sede di attività economiche in assoluta prevalenza extra-agricole e soprattutto terziarie, e pertanto in grado di fornire servizi alla propria popolazione ed a quella di un ambito più o meno vasto che ne costituisce il bacino d’utenza (o area d’influenza).
La Città è uno degli elementi umani dello spazio geografico: in particolare in tale ambito essa assume il ruolo di elemento oltre che insediativo anche economico, è, o può essere, anche un elemento politico (perché sempre vi si concentrano almeno alcune attività di governo, da quelle locali a quelle nazionali o internazionali), ed ancora un elemento culturale, sia in quanto luogo elettivo della produzione di cultura sia in quanto sede di beni culturali accumulatisi nel tempo.
Da tale molteplicità di funzioni si evince l’importanza della città e si comprende come essa risulti uno degli elementi guida dell’organizzazione dello spazio.
Questi sono gli elementi che concorrono anche didascalicamente alla definizione sintetica che varie agenzie culturali danno della città.
Tra tutti i tratti costituenti il numero di abitanti (il peso demografico) ne è uno ma nemmeno sostanziale per definizione, mentre seguono:
– spazio geografico
– attività economiche in prevalenza extra agricole e sopratutto terziarie
– fornitura di servizi anche al bacino d’utenza
– elemento insediativo
– elemento economico
– elemento politico
– elemento culturale
– sede di beni culturali
Quindi una CITTA’ non è e non potrà mai nascere quale somma di abitanti e di territori.
La città è la SEDIMENTAZIONE nel tempo di tutta una serie di attività umane che su quel territorio, per ragioni complesse ed irripetibili, nell’arco della sua storia, e quindi in successione e coseguenzialità hanno dato luogo ad un organismo antropico frutto di interessi, economie, attività, relazioni, culture e potere che miscelate tra loro hanno generato in quel luogo e solo in quel luogo, quel soggetto irripetibile che noi chiamiamo città, con il suo nome, anzi toponimo e la sua unica identità e lingua o dialetto (che poi viene assunto anche a vera e propria somiglianza simbiotica ai suoi abitanti e li fa esprimere per quelli che intimamente sono).
Quanta superficiale improvvisazione pensare che unendo burocraticamente in una fusione per una legge amministrativa due entità urbane distinte anche per identità, si possa dar luogo ad una nuova città!
È come pensare che un blocco di “statuario” ovvero di marmo bianco di Carrara, dello stesso volume e peso identico a quello servito per la realizzazione della Pietà di Michelangelo ne abbia lo stesso valore!
Oggi, in seguito al compimento di questo catastrofico errore, con il lavoro della Commissione Statuto, e quindi attraverso il prodotto culturale che essa si sforza di produrre, si mette in campo la ricerca dei “marcatori identitari”che dovrebbero essere alla base della fusione delle due distinte comunità.
In realtà lo Statuto dovrebbe essere quell’insostituibile strumento che a partire proprio dai “marcatori identitari” dovrebbe essere alla base della razionalizzazione ed esaltazione di quelle urgenze e necessità espresse dalle popolazioni con tale forza da rinunciare alla propria identità per addivenire ad un atto estremo che si è poi sostanziato nell’atto
conclusivo e liberatorio quasi catartico della fusione.
Così, per onore della verità, assolutamente non è stato e si sconta la gravissima assenza, all’epoca colpevolmente minimizzata, di uno studio di fattibilità puntuale e serio, che le popolazioni e le due Città meritavano per il rispetto che a loro si sarebbe dovuto portare, nella fase prodromica della fusione avrebbe dovuto indagare quante e quali fossero, ammesso che ci fossero, le motivazioni poste a base di questa scelta di cambio di essenza giuridico-amministrativa.
Oggi, per tutto quanto sopra tra i compiti dei quali sente l’urgenza codesta Commissione, c’è il bisogno di indire ufficialmente in modo scientifico e razionale proprio la ricerca quei “marcatori identitari”.
La domanda si pone ed ha tutte le motivazioni per essere posta:
E se non se ne trovassero? Oppure se quelli trovati non fossero così rilevanti da giustificare tutta l’operazione?
Avremmo il coraggio di denunciarlo?
il CRA, alla luce dell’analisi di cui sopra, auspica che tra i vari aspetti che si vorranno trattare nello Statuto venga anche affrontata l’eventualità che in un futuro prossimo o lontano sia data alle popolazioni la possibilità di ripercorrere la strada per tornare alla loro originaria autonomia.
Corigliano 25 Settembre 2020
Pres. C.R.A.
arch. Mario Gallina