.Come è ormai noto, con evidente riluttanza (c’è voluto che scadessero i termini di una richiesta d’accesso agli atti, e che in ragione di questa omissione se ne informasse la Procura), sono state consegnate le analisi effettuate il 09/06 al pozzo in Via Vieste, presentate come quelle sulle quali ci si è basati per dar seguito all’allaccio dello stesso un mese dopo. Tali analisi evidenziano la non potabilità delle sue acque e danno ulteriore credito all’esperienza comune dei cittadini serviti dalla risorsa.
Infatti, già nella seconda riga del documento, alla voce “odore”, è scritto di “acido solfidrico” (contraddistinto dal caratteristico tanfo di uova marce); e ancora, il manganese presenta concentrazione che sono più di 7 volte il valore limite di legge (Dlgs 31/2001). Manganese che, come fa sapere il Ministero della Salute, in concentrazioni elevate conferisce all’acqua una colorazione dal giallo al nero. Che è quanto tantissime famiglie stanno lamentando, fatto di cui l’Amministrazione è a conoscenza. Inoltre, dalle analisi si riscontrano ione ammonio e nitrito con valori 3 volte il limite, nonché batteri coliformi, che dovrebbero essere assenti, ed invece sono numerosi.
Non è per una questione di gusto, tuttavia, che tali limiti sono stati introdotti: tutte queste sostanze, quando eccedono, oltre a poter indicare un eventuale inquinamento della falda (o impianto) da attività agricole/industriali o da scarichi fognari, rappresentano di per sé un rischio per la salute. Nello specifico, concentrazioni di coliformi possono indicare la presenza di patogeni, l’ammonio e il manganese in quantità elevate sono tossiche per l’organismo ed il nitrito è inserito nelle sostanze probabilmente cancerogene (gruppo 2A). E’ da precisare anche che nelle analisi non sono presenti i valori di tanti altri parametri inquadrati a controllo dal Dlgs 31/2001, quali metalli pesanti ed altre sostanze tossiche come nichel, mercurio, rame, piombo, arsenico, cadmio, cianuro, la cui concentrazione è ancor più essenziale (data la pericolosità degli stessi) che sia nei limiti.
A questo punto la domanda che poniamo all’Amministrazione è: come si giustificano questi dati? E’ stato richiesto all’Azienda Sanitaria territoriale, come da normativa, di esprimere il giudizio d’idoneità al consumo umano prima della messa in funzione del pozzo? E questa l’ha rilasciato? Francamente pensiamo proprio di no ma, in caso affermativo, su quali basi? A queste domande è che deve rispondere il Sindaco Flavio Stasi, il quale ben due mesi fa ci aveva promesso tali analisi, salvo poi doverle ottenere in queste incresciose circostanze. Lo stesso Sindaco disse che “nessun dirigente immetterebbe in rete acqua non potabile”: a questo proposito, dia risposta pure l’Ing. Francesco Amica, responsabile dell’area tecnica ambiente energia e manutenzioni, la cui firma è presente su svariati atti riguardanti il pozzo.
Tuttavia, l’Amministrazione, nei giorni scorsi, in quella che è la prima comunicazione rilasciata dal suo ufficio stampa dall’inizio della vicenda (ricordiamo che mai ne fu diramata alcuna ad informare i cittadini circa lo stato dell’acqua, che così hanno danneggiato impianti e, soprattutto, messo a rischio la propria salute) si è limitata, in merito alle analisi consegnate, ad esprimere “rassicurazioni” (che hanno le sembianze di una “supercazzola”) riguardo al valore dei coliformi (citato dal consigliere Francesco Madeo in un suo precedente articolo) dimenticando però di dare risposta su tutti gli altri valori oltre i limiti di legge. Perché tanta opacità?
Così si fa pensare che la priorità sia nascondere i fatti piuttosto che darne conto; che la priorità sia il calcolo politico piuttosto che la salute dei cittadini. Infatti, dati alla mano, non si evincono ragioni per cui tenere tutt’oggi il pozzo in funzione, se si ha in testa la salute dei cittadini. Se si ha in testa altro, beh…allora magari si è pensato che sarebbe stato troppo scomodo per l’amministrazione chiudere un pozzo così tanto atteso e celebrato, e nel pieno della stagione estiva, quando la carenza idrica è ai massimi livelli; ed in seguito alla chiusura doverne dare giustificazione.
Ma se l’azione del Comune a tutela del cittadino risulta insufficiente, dovrà essere quest’ultimo a fare quanto possibile per tutelarsi; se l’amministrazione e la sua strategia del consenso non avesse come priorità imprescindibile la salute dei suoi cittadini, dovranno essere questi a far sì che tale strategia non paghi. Per queste ragioni si procederà a depositare Esposto in Procura, cui oggi potremo allegare le analisi pervenuteci, per informare la stessa di quanto subito da una larghissima fetta di Schiavonea. Ai cittadini sarà data la possibilità di firmare tale Esposto, così da costituirsi parte civile e richiedere risarcimento dei danni nel caso la Procura accerti reati. In generale, si invita a dar seguito a qualsiasi altra iniziativa personale o popolare di denuncia, volta a porre fine e ad ottenere giustizia in seguito agli innumerevoli disagi economici ed igienico-sanitari subiti nel contesto di questa vicenda.
Fa tristezza la posizione del consigliere Biagio Frasca che abita il borgo e che per primo dovrebbe tutelare e conoscere le problematiche che affliggono la sua comunità. La sua teoria (largamente diffusa nella maggioranza), che ad oggi ha tutte le sembianze di un dogma alla luce dei dati delle analisi, è che il problema sia esclusivo delle condutture. Supponiamo per assurdo (perché in altro modo non mi riesce di supporre) che sia vero. Ciò non cambia nulla. E’ responsabilità del Comune che sia garantita la salubrità delle condutture, che l’acqua sia potabile fino al punto di consegna.
Cito Frasca, che prima ci dava degli isterici e faziosi, scrivendo “Finalmente l’attivazione del pozzo dedicato al borgo marinaro ha dato a tutto il territorio un segnale di cambiamento importante. Purtroppo però gli isterismi e la voglia di farci sempre del male pur di sputare veleno e faziosità ci hanno portato a migliorare ulteriormente il servizio (che di per se non presentava reali problematiche)” ed oggi ci dà delle scuse (di cui non ce ne facciamo nulla) con “Non aver comunicato preventivamente alcuni eventuali disagi importanti, la mancanza iniziale di un sistema di riduzione della pressione (inverter) […] ha arrecato dei disagi importanti dei quali non possiamo che scusarci profondamente con parte dei concittadini.”
Sarebbe anche interessante sentire oggi la posizione del consigliere Mattia Salimbeni che nel pieno dell’emergenza ci ha accusato di essere mistificatori ed inquadrava i liquami arrivati nelle cisterne, ossia il biofilm delle condutture (che ricordiamo è formato, tra le altre cose, da microrganismi, ovvero batteri potenzialmente patogeni) come mera “ruggine e calcare”.
La sufficienza (meglio dire l’incompetenza) con la quale dall’inizio è stata trattata l’intera vicenda, sia a livello tecnico che a livello politico, è disarmante.
A questo punto sono da attenzionare anche i pozzi di Boscarello (zona Q8) e Thurio (non ci è chiaro se questi già messi in opera o meno) che insieme a quello in Via Vieste fanno parte di un unico progetto per il quale è stata predisposta una spesa di 122.815,45€. Parlando di spese, ci si chiede se è stata inserita nell’albo pretorio la fattura per i lavori effettuati al pozzo in Via Vieste, così che i cittadini possano rendersi conto di come queste risorse sono state utilizzate, a fronte di questo risultato.
Ma soprattutto si chiede all’amministrazione che faccia, nel frattempo, la prima, ed unica possibile, scelta giusta, decente, dall’inizio dell’intera vicenda: che chiuda immediatamente il pozzo.
Andrea Petrelli