Ri(IN)voluzione. Non è un bisticcio di parole né un doppio senso ma la rimodulazione di un concetto, a mezzo del prefisso (ri-) che ne sottolinea la reduplicazione, e del suo effettivo valore. Posso affermare, e non temo smentite, che nessuno s’è accorto che nella nostra città è in atto (e neanche se ne avvertono i segni) un profondo rivolgimento politico-economico-sociale, che si vorrebbe far passare tra « le rivoluzioni culturali che guardano oltre i nostalgici del passato».
A tale proposito, colgo l’occasione per dire ai «gruppi consiliari di maggioranza (che) attraverso una nota congiunta, ci tengono a controbattere ai loro detrattori », che probabilmente non hanno letto, o forse non capito, il contenuto del mio scritto-denuncia dei giorni scorsi. Il fatto poi che non ci sia la firma dell’articolista ma una “nota congiunta” di anonimi ( in tutti i sensi) autori mi esonera dall’obbligo di rispettare, come sempre faccio, le consuete norme protocollari e deontologiche.
Infatti, se l’autore avesse sottoscritto l’articolessa gli avrei riservatamente e discretamente fatto sapere quanto segue:
a) un articolo destinato anche al pubblico, prima di essere licenziato, dovrebbe subire un attento controllo per verificare se siano state rispettate le regole grammaticali e sintattiche e se la logica non abbia subito defaillance;
b) il riferimento a versi o scritti di un Autore, specie di un genio come Leopardi, comporta la piena conoscenza del suo pensiero poetico e filosofico ( e consiglio la lettura delle “Operette morali” e dello “Zibaldone”); Nel caso di specie l’idillio “Alla luna”, dallo stesso Leopardi definito “canto”, è una contemplazione di ineffabile delicatezza di forma e un soave colloquio amoroso con la Luna, la sua “graziosa”e “diletta>” Luna. Nulla ha a che vedere questa lirica con un qualsivoglia pensiero nostalgico del Poeta di cui non ha mai sofferto. Forse si farebbe bene a controllare, prima di usarle, il significato delle parole. Cosa ancora più grave è l’avere accostato il genio universale del Leopardi a quello di uno scrittore sudafricano, John Maxwell Coetzee, non certo di primo piano ( e forse neanche di secondo, pur se premio Nobel), del quale non è riconosciuto alcun pensiero forte e dominante, neanche di livello nazionale del sudafrica;
c) ancora peggio, accostare il pensiero del Leopardi a quello di una semisconosciuta scrittrice russa, Svetlana Boym, il cui maggiore scritto è un lavoro smisurato e scatenato (“The future of Nostalgia-) in cui ella soffre la nostalgia di una casa (mai avuta), idea che sviluppa in un disturbo sfuggente per la sua Russia post-sovietica.
Inoltre, la cosa che più emerge dall’articolo ( ed è il vero aspetto grave di chi non ha letto o non ha capito le mie “Lamentazioni”, perché ossessionato dall’idea di poter essere incluso tra quelle persone, a cui faccio riferimento, che si credono dotate di cultura sol perché in possesso di una laurea) è che io denunzio mediocrità, deficienze e lacune, elencando una serie di fatti negativi su cui non viene spesa una parola per contestarli.
A distanza di 15 mesi dalla “presa della Bastiglia”, quando ormai è trascorso un quarto del tempo di legislatura, nessun cittadino, tranne gli obnubilati (dis-)amministratori della città, è riuscito a percepire non solo un segno della presunta «rivoluzione socio culturale in atto» ma neanche un sia piccolo prodromo della stessa. Il tempo scorre velocemente e chi vivrà vedrà. Ferragosto è passato, aspettiamo il ritorno dalle vacanze. Corigliano — Rossano, 20 agosto 2020.
Giuseppe Zurnpano