Un accorato appello all’attenzione di monsignor Francesco Savino, Vescovo della diocesi di Cassano allo Jonio. È quanto contenuto in una lettera a firma di un giovane cittadino di Corigliano Rossano, con la quale lo stesso racconta una propria personale e delicata vicenda.
“Desidero portare alla sua attenzione una vicenda per me assai dolorosa, confidando in un suo attivo interessamento affinché situazioni simili non abbiano più a verificarsi. Ero fidanzato con una ragazza di Castrovillari – scrive l’uomo – con la quale ho convissuto per un anno e mezzo presso la mia abitazione, dove già vivevo con mio padre, anziano, vedovo e disabile. Durante la relazione fu concepita una bambina, che venne alla luce nel 2018, ma dal momento della scoperta della gravidanza iniziò, per me, un periodo di forte avversità. La madre della bambina, infatti, avvalendosi dell’appoggio della sua famiglia, mi impose delle condizioni che non potevo accettare, quali, fra le altre, la sua volontà di trasferirsi in Castrovillari e, per giunta, il distacco da mio padre, che sarebbe dovuto finire o in una casa di riposo, oppure, nella migliore ipotesi, assistito da una badante, dato che sono figlio unico (prima di me i miei genitori avevano già perso tre figli). Sua Eccellenza capisce che quello che doveva essere un periodo bello ed entusiasmante finì per trasformarsi per me in un vero e proprio incubo, aggravato dalle numerose liti che venivano scatenate quando rispondevo che per me non era possibile accettare le condizioni che la madre mi imponeva e per cui lei, diverse volte, se ne andava da casa andandosi a rifugiare dai genitori. Nondimeno io mi sono fatto carico, ovviamente con senso del dovere, di tutte le spese inerenti la gestazione. Venivo, così, avvisato che se non esaudivo le sue richieste, la bambina l’avrebbero cresciuta loro e che io mi sarei dovuto limitare a provvedere unicamente al suo sostentamento. In effetti così è stato, nonostante, anche per il tramite del mio legale, chiedevo informazioni circa la gravidanza, e, una volta nata la bambina (avendo saputo la notizia diverse ore dopo il parto) esprimevo la volontà di fare il padre effettivo ma mi venivano rese soltanto richieste di soldi. La questione finì, così, al vaglio dei giudici, che, purtroppo, ancora ad oggi, non hanno fissato le visite presso il consultorio, come richiesto tramite il mio legale. Né, tantomeno, la madre accettava i nostri ripetuti inviti ad una soluzione pacifica e consensuale, almeno per quanto riguarda la gestione della bambina. Da ultimo, vengo a sapere, di recente e su mia richiesta, che la bambina è stata battezzata nel mese di maggio dello scorso anno a Castrovillari. Il tutto senza nemmeno informarmi e rendermi partecipe!”
“Ci tengo a chiarire – sottolinea l’autore della missiva – che non è mia assoluta intenzione contestare l’amministrazione del sacramento del battesimo, posto che sono cattolico praticante, ma contestare l’eventuale violazione, da parte della madre, del canone 874 rubricato “Scelta concorde del padrino da parte dei genitori del battezzando”, la quale sarebbe una chiara ed evidente violazione del principio della bigenitorialità, che si aggiungerebbe alle altre commesse dalla medesima e che farò valere nel processo civile, alla luce, soprattutto, delle parole del Santo Padre pronunciate nel corso dell’udienza del 20 maggio 2015, secondo cui: “Nessuna egoistica predominanza tra le figure genitoriali consente ai figli di godere di quella protezione e di quell’amore che solo una coppia di genitori, anche nella separazione, possono dargli. L’amore per i figli non può e non deve essere ostaggio di egoismi, perché la coppia genitoriale è eterna così come eterno è il flusso d’amore che lega fin dal concepimento genitori e figli. Affermare l’importanza di entrambe le figure genitoriali a tutela del benessere psico-fisico dei bambini non sottrae niente al ruolo paterno o materno, al contrario, ne potenzia le rispettive ed uniche peculiarità. Comprimere una figura genitoriale significa colpire al cuore i propri figli”. Investo della mia dolorosa questione Sua Eccellenza (qualora volesse anche ricevermi per verificare le prove poste a fondamento della mia narrazione dei fatti) e confido in un vostro giudizio, sperando, come già scritto in precedenza, che fatti del genere, così dolorosi, non abbiano più a verificarsi”.
Fabio Pistoia