Annuncia di recarsi lunedì prossimo presso la caserma dei Carabinieri di Corigliano Scalo per sporgere formale denuncia di quanto accaduto a lei e alla sua famiglia. Una vicenda a dir poco delicata, quella di cui è divenuta suo malgrado protagonista una nostra concittadina, residente nell’area urbana di Corigliano. Alle sue parole è affidato il racconto di una storia difficile che merita attenzione, rispetto, comprensione e solidarietà.
“Lo scorso 7 marzo mia madre, affetta da alcune patologie, è stata costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano. A causa dell’assenza di qualsivoglia prudenza da parte del personale medico – racconta la signora – mia madre è stata in contatto con un signore che ci dicevano essere affetto da una polmonite e che poi abbiamo appreso essere risultato successivamente al Covid-19. A seguito di detto contatto, mia madre, frattanto rientrata nella nostra abitazione, dopo alcuni giorni è risultata a sua volta essere positiva al Coronavirus, infettando di conseguenza anche me e mia sorella, affetta inoltre da altre patologie, uniche due persone in stretto rapporto con lei. Una situazione inaccettabile, che ci ha visto piombare in una sorta di film dell’orrore, contagiate non per colpa nostra ma nel luogo deputato a preservare e curare la salute dei cittadini. Oggi, per fortuna, siamo tutte e tre negativizzate, come si suol dire “guarite”, dopo aver effettuato due tamponi ciascuna, entrambi appunto risultati negativi. Ne ho chiesto un terzo a tutte e tre per ulteriore sicurezza, ma dall’Asp mi hanno comunicato che non è possibile perché non ce ne sono. Io e la mia famiglia abbiamo rispettato rigorosamente tutte le norme sancite dalle autorità, addirittura privandomi della vicinanza dei miei tre figli per questo periodo, di cui uno tra l’altro minorenne, e osservando meticolosamete tutte le disposizioni sanitarie, tant’è che mia madre è stata anche ricoverata presso il centro ospedaliero di Rogliano per circa un mese. Un lungo periodo di degenza a seguito del quale oggi mia madre ha perso le più elementari vitalità fisiche e necessita di apposita riabilitazione motoria, ma l’Asp da me contattata mi ha risposto che purtroppo non è possibile prestare assistenza. Ma com’è possibile essere abbandonati dalle istituzioni al loro destino? Una donna infettata in ospedale, che a sua volta ha poi infettato le due figlie, e oggi priva di alcun aiuto da parte delle autorità?”.
“Lunedì sporgerò denuncia nei confronti dell’Ospedale di Corigliano – prosegue la donna – raccontando per filo e per segno l’accaduto. Un periodo di umiliazioni che ancora prosegue, con l’aggiunta tra l’altro della pubblicazione illegale dei dati sensibili di tutti noi e di altri concittadini via Whatsapp, che ha arrecato a me e alla mia famiglia incalcolabili danni morali e materiali. Chiederò che vengano individuate responsabilità di quanto verificatosi. Non è possibile recarsi in ospedale e prendersi il Coronavirus”.
Fin qui la testimonianza della signora, alla quale si esprime vicinanza sincera e non solo formale. A prescindere da eventuali responsabilità accertate dai competenti organi, resta lo sgomento per le condizioni generali nelle quali versa la sanità pubblica in questo territorio.
Fabio Pistoia