La pandemia in atto non porta via con sé, oltre – purtroppo – a migliaia di vite umane, anche le miserie; queste resistono, al Covid-19 come ad altre asperità dell’esistenza, spesso nell’indifferenza dei più e nell’ignavia delle istituzioni. Le cronache quotidiane continuano a riportare notizie d’inaccettabili situazioni anche solo da leggere e ascoltare, figuriamoci per chi le ha vissute, suo malgrado, in primissima persona.
Anche in queste settimane, sovente s’apprende di donne ferite, umiliate, maltrattate, uccise. Triste fenomeno definito “femminicidio” ma, in realtà, brutalità che non dovrebbe conoscere appellativo alcuno. La comunità di Corigliano Calabro ha già conosciuto da vicino simili storie d’angherie e soprusi, con l’efferato assassinio della giovanissima Fabiana Luzzi, la cui immagine è rimasta nitida nei cuori di tutti i concittadini, nonché di numerosi “casi” di violenza domestica, molti dei quali individuati e puniti con solerzia dalle Forze dell’ordine grazie al coraggio della denuncia delle malcapitate vittime.
Madri, mogli, compagne di vita che chiedono amore e ricevono ingiurie e minacce; donne che, tuttavia, resistono all’affronto e alla tracotanza di taluni “uomini”, non di rado per tutelare i propri figli oltre che la rispettiva dignità, e meritano, pertanto, non solo vicinanza e solidarietà ma, ancor prima, attestato di rispetto in quanto esempio di civiltà.
Doverosa premessa per arrivare all’odierno punto. Nelle scorse settimane, sul suo profilo social, una ragazza nativa di Corigliano e residente a Bologna, Marinella Meligeni, ha fornito, con il suo plateale gesto, un atto di coraggio in nome dell’agognata libertà alle quali tutte le donne hanno il sacrosato diritto, pubblicando immagini, crude ma ahimè reali, di lividi presenti sul suo corpo, vere e proprie “stimmate”; resti d’inaudita violenza nei precedenti anni commessi da parte del suo ex compagno, che con calci, schiaffi, morsi e pugni ha così ripagato la sua fiducia e il suo amore. Marinella lo ha denunciato, tant’è che quest’individuo è stato condannato ad un anno e due mesi di reclusione (pena mai scontata) ed oggi, con questa eclatante iniziativa (ripresa da diversi media), ha voluto proseguire tale azione di pubblico invito alla sensibilità ed all’attenzione circa tale riprovevole problema, poiché lo stesso ex compagno è tornato a commettere la medesima violenza, nei confronti d’altra donna, lo scorso mese dicembre.
Non ho il piacere di conoscere personalmente Marinella, ma una volta appreso della sua triste esperienza ho avvertito l’esigenza di contattarla dopo aver compreso che ciascheduno, nel proprio piccolo, è chiamato a dar voce al suo coraggio, alla sua lotta per la dignità delle donne, al suo civico impegno per debellare ogni forma di violenza, per chiedere una giustizia giusta affinché non si debba continuare ad aggiornare un ormai quotidiano registro di morte. A Marinella, con la quale abbiamo in comune il luogo natio, rivolgo la mia solidarietà e la mia stima, perché tale sofferenza non merita commento ma solo rispetto e ascolto: è una donna che invoca libertà per se stessa e per tutte le donne del mondo. Una legittima richiesta, in una società che necessita di recuperare il raziocinio e la comunione d’intenti, inno all’autentica vita e non già alla mera sopravvivenza.
Fabio Pistoia