Non mancano ad ognuno di noi, in quest’interminabile periodo d’esilio forzato dalla rispettiva ordinarietà di vita, di leggere e ascoltare storie, racconti, testimonianze di donne e uomini d’ogni luogo che soffrono e, nonostante tutto, costruiscono. Per quello che riguarda la mia piccola esperienza, posso narrare di vicende personali alle quali, attraverso i social e la telefonia, mi hanno reso finora partecipi non pochi miei concittadini, alcuni di diretta conoscenza ed altri, invece, ancora solo virtuale, e nei confronti dei quali sono a tutti grato per avermi interiormente arricchito.
Tra queste, una ha destato, nei giorni scorsi ed in modo particolare, la mia profonda ammirazione, e riguarda un giovane operatore commerciale. Un ragazzo che mi ha sempre suscitato stima e simpatia avendolo visto affacendato per gran parte della giornata dietro il bancone della sua “storica” attività di famiglia e al quale ho talvolta rivolto ironici commenti poiché, essendo esteticamente bello, suscita non di rado apprezzamenti femminili. In questo periodo mi ha spesso scritto su Whatsapp per chiedermi consigli e informazioni. Come tutti gli esercenti, vive con comprensibile preoccupazione l’attuale periodo di prolungato fermo che costringe a rimanere a casa lui e i suoi dipendenti. Esce di casa, com’è giusto che sia, solo per fare la spesa o sbrigare altre incombenze, e mi ricorda che lo fa sempre munito d’apposita autocertificazione.
Tra i messaggi pervenutimi in questo lasso di tempo, mi hanno colpito alcuni nei quali il mio interlocutore chiede perché non può recarsi al cimitero ove riposa l’adorato papà, al quale vorrebbe, come da consuetudine, portare un fiore e rivolgere un saluto, e fino a quando gli sarà impedito, a lui come a tutti, di spostarsi nel luogo deputato all’eterno riposo dei propri cari. Rassegnato per questo distacco, che va oltre la già dolorosa assenza fisica, si congeda da me con un’amara consolazione, recandosi al bar di famiglia solo per sistemare qualcosa e preparare unicamente un caffè da dedicare al papà. E’ il suo personalissimo modo di farsi sentire presente, poiché su quella tomba non gli è consentito avvicinarsi. Ebbene, fino ad oggi conoscevo la tradizione del “caffè sospeso” ma non ancora quella del “caffè del ricordo e della memoria”. Un piccolo gesto, ma dal grande valore simbolico, che proviene da un ragazzo che è “figo” dentro.
Fabio Pistoia