“Vorrei condividere la mia esperienza da Covid-19. Sono un ragazzo di 27 anni di Corigliano Rossano e lavoro ormai da alcuni anni in giro per il mondo”. Esordisce così, in una lettera ricevuta questa sera, N. M., un giovane concittadino che ha deciso di rivolgersi allo scrivente per rendere pubblica, all’intera comunita locale, la sua personale vicenda. Una vicenda dolorosa, poiché si tratta di un ragazzo risultato positivo al coronavirus, ma che lo stesso ha deciso di rendere nota per mettere in evidenza il suo comportamento da persona attenta e responsabile, invitando tutti alla massima prudenza. La riporto di seguito integralmente.
“Il 27 marzo sono rientrato in Italia a causa della minaccia del virus; sono partito dall’aeroporto di San Paolo, in Brasile; atterrato a Roma insieme ad una mia collega, passammo la notte in hotel e il mattino seguente prendemmo un volo per Lamezia, muniti di mascherine. Ad attenderci all’aeroporto c’era il padre della mia collega/amica che ci fece trovare un’auto (solo per noi) per il rientro a casa. Arrivato a Corigliano, ho iniziato i miei 15 giorni di isolamento, precedentemente i miei famigliari avevano avvisato l’Azienda sanitaria locale e la Protezione civile del mio imminente rientro. Successivamente sono stato contattato dagli stessi, i quali volevano accertarsi delle mie condizioni di salute, raccomandandomi di rimanere a casa, e mi dissero inoltre che giorno 8 aprile sarebbe finito il mio isolamento e sarei potuto tornare a casa mia, con mia mamma (donna di 63 anni con patologie polmonari). Giorno 6 aprile, vengo contattato dalla mia amica di viaggio, la quale mi mette al corrente che un nostro collega aveva contratto il coronavirus. Perciò mi affrettai a contattare l’Azienda sanitaria provinciale, la quale mi garantì che sarebbero venuti a farmi il tampone nei giorni seguenti, ma così non fu. Nel frattempo, la mia amica/collega inizió ad avere alcuni sintomi, quali la febbre. Contattammo nuovamente l’Asp, ma senza alcuna risposta; grazie all’insistenza dei nostri famigliari, siamo riusciti ad avere il numero del dottore che si occupa dei tamponi, spiegando lui la situazione. Essendo lo stesso restio, decisi di dirgli che anch’io avevo avuto la febbre, come la mia collega (anche se mentivo), e solo così riuscii a convincerlo ad eseguire il tampone anche su di me, perciò mi garanti l’arrivo dell’Azienda sanitaria il giorno seguente. E così fu. Dopo due giorni il risultato del mio tampone è POSITIVO. Sono fortunatamente asintomatico, sono ancora in quarantena, ma la morale della favola è: se non fosse stato per la serietà e caparbietà nostra e dei nostri famigliari, noi avremmo potuto contagiare le nostre famiglie e chissà quante altre persone, se solo avessimo seguito le istruzioni forniteci dall’Asp a quest’ora avremmo potuto portare il Covid-19 in giro per Corigliano Rossano. Il mio consiglio è quello di essere responsabili e non affidarsi alla superficialità degli altri, ma di fare le cose con coscienza, uscire più in fretta possibile da questa situazione. #IORESTOACASA POSITIVO, IN TUTTI I SENSI!”.
È una lettera che farà scalpore e che ho deciso di pubblicare perché testimonianza preziosa e utile alla collettività, e per questo ringrazio il suo autore.
Fabio Pistoia