Bella e partecipata è stata la prima uscita del costituendo Comitato per il Ritorno all’Autonomia (CRA), svoltasi ieri sera 4 ottobre nella sala convegni del Beato Felton in Corigliano Centro. Dopo una breve introduzione dell’arch. Mario Gallina, sulla necessità di incontrarsi per dare vita ad un comitato civico che persegua l’obiettivo dello scioglimento di una fusione a freddo tra le città di Corigliano e Rossano, si è aperta la discussione da cui è emerso chiaramente un dato incontrovertibile, il fallimento del processo di fusione in atto in tutti i suoi aspetti.
Fusione che all’epoca del Referendum noi del “No” definimmo una sciagura per le due comunità e tale si è rivelata, per le incompiute e per le promesse non mantenute ad oltre un anno e mezzo della sua istituzione. Nel libro dei sogni che ci hanno raccontato i sostenitori del “Si”, per convincerci che la fusione era il viatico da perseguire per porre rimedio alle fallimentari amministrazioni fin ad ora susseguitesi, ma è l’ultima, quella di Geraci a Corigliano e Mascaro a Rossano, che assumendosi una grave responsabilità politica verso le generazioni future, con un colpo di spugna hanno deciso di cancellare la storia millenaria di cui erano depositarie le due città, ci dicevano che avremmo avuto maggiore potere contrattuale nei confronti degli enti sovraterritoriali, come Regione e Provincia, che avremmo avuto lo stesso peso di Cosenza, se non di più. Avremmo avuto maggiore peso rappresentativo nella formazione dei nuovi enti sovracomunali, ma così non è stato, vedasi vicenda ATO, dove non siamo nemmeno rappresentati. Avremmo ricevuto maggiori entrate dallo Stato centrale, fino a 2 mln di euro, ma tutti sappiamo com’è andata a finire. Che saremmo stati più attrattivi nei confronti degli investitori, tant’è che si prevedeva l’apertura di nuovi centri commerciali con attività annesse, come il Mc Donald, dove far lavorare i nostri figli, magari con laurea e Master in corredo, oltre alla narrazione che avremmo visto riaprire il Tribunale di Rossano o quella dell’apertura dell’ospedale unico della sibaritide, che dal 1996 vede il posizionamento della prima pietra, rito che puntualmente si ripresenta ad ogni elezione. Nulla di tutto questo, purtroppo, solo maggiori disagi per i cittadini, che quotidianamente vivono sulla propria pelle le difficoltà di dover convivere con una fogna rotta, come quella che sgorga nel quartiere San Francesco di Corigliano scalo, che ancora oggi dopo più di dieci giorni invade le strade del quartiere con il suo liquido maleodorante, o le buche sulle strade, che ogni giorno costringono gli automobilisti a delle vere e proprie prove di guida estrema, per le gimcane che sono costretti ad effettuare per raggiungere le scuole dei propri figli o per recarsi in ufficio, con l’aggravio che mentre prima si sapeva con quale ufficio del comune colloquiare per segnalare il disagio, oggi, con l’espoliazione degli uffici verso Rossano, vedasi spostamento dell’ufficio tecnico in atto, si dovrebbe andare a Rossano per la segnalazione del guasto, con un aumento dei tempi di ripristino delle criticità. Dalla discussione è emersa anche l’esigenza di strutturarsi con un’organizzazione orizzontale e diffusa su tutto il territorio, con l’impegno di rendere gli incontri itineranti al fine di informare i cittadini sull’obiettivo da perseguire e sulle strategie da mettere in atto, partendo magari da una raccolta firme per richiedere l’istituzione di un Referendum confermativo. E’ chiaramente emerso, inoltre, che il Comitato è aperto a tutti coloro che ne vogliono fare parte, purchè se ne condivida lo scopo, ovviamente, che non è quello di ostacolare i lavori dell’attuale amministrazione, ma solo quello di perseguire l’obiettivo del ritorno all’autonomia delle due città.
Antonio Gorgoglione – Componente CRA (Comitato per il Ritorno all’Autonomia)