Il protagonista (suo malgrado) di questa anomala vicenda è un ragazzo di 23 anni, nativo di Corigliano Calabro, dove risiede la sua nota e stimata famiglia, e frequenta una prestigiosa università della Capitale. Ormai prossimo alla laurea e da tutti conosciuto come un giovane dai sani principi, questo concittadino è stato “vittima” di un episodio dai contorni inquietanti, per il quale si riserva adesso di adire le vie legali.
I fatti risalgono alla mattinata di ieri, allorquando il 23enne, come di consueto, acquista un biglietto e “sale” su un autobus dell’Atac, società dei trasporti pubblici attiva in quel di Roma, per raggiungere le aule universitarie. Non riesce, tuttavia, come sovente accade a molti passeggeri, ivi compreso allo scrivente, di obliterare il suddetto biglietto del costo di 1,50 euro perché il mezzo è stracolmo di persone ed è praticamente impossibile raggiungere il preposto apparecchio situato all’interno dell’abitacolo e se chiedi a qualcuno di spostarsi quasi nessuno ti ascolta.
Il ragazzo, comunque, ha con sé il biglietto e, una volta leggermente “svuotatosi” l’autobus, oblitera regolarmente il biglietto del quale è in possesso. Ed è in questo momento che accade l’imprevisto. A bordo del mezzo salgono tre controllori e chiedono a tutti i pochi passeggeri frattanto rimasti a bordo, come di loro competenza, di esibire il biglietto necessario per il tragitto. Ma quando il 23enne mostra il suo, un controllore fa notare che il biglietto porta l’orario non conforme all’inizio della corsa o conforme alla fermata relativa all’arrivo a bordo del ragazzo bensì solo di qualche istante addietro, poco prima della “salita” a bordo dei controllori medesimi. Il ragazzo fa presente l’accaduto, l’impossibilità di obliterare il biglietto all’inizio, ma il controllore non vuole avere ragioni.
Il giovane, nel ricordare l’accaduto, è tuttora visibilmente sconvolto. Racconta di essere stato letteralmente “circondato” dai tre controllori, di essere stato obbligato a consegnare loro il documento d’identità, di aver garbatamente espresso le proprie rimostranze perché comunque in possesso del biglietto e di aver ricevuto, per tutta risposta, epiteti e addirittura quasi di essere stato bruscamente intimato da uno dei controllori. Per una decina di minuti circa, lo studente è stato dunque trattenuto dentro l’abitacolo con i soli tre controllori e l’autista, costretto a non fare salire sul mezzo nessun altro passeggero alle successive fermate fino a quando la questione non si sarebbe risolta. Morale della favola: il ragazzo si è visto consegnare una multa di circa 55,00 euro da pagare entro 5 giorni. L’ansia per l’accaduto, la paura provata in quegli attimi concitati, i toni e il linguaggio, finanche di violenza verbale, contestati ai controllori hanno profondamente segnato il giovane, il quale, subito dopo, finalmente “libero”, ha telefonato ai genitori e raccontato il tutto. La famiglia, comprensibilmente preoccupata, ha già contattato un legale per esporre la questione e rendere pubblica la vicenda, perché un conto è rispettare la legge mentre un altro è quello di accettare supinamente prevaricazioni e “abusi” sui quali occorre vigilare e, se appurati, sanzionare.
Fabio Pistoia