La democrazia è bella perché anche gente tipo Teodoro F. Klitsche de La Grange (nome sobrio per un intellettuale sobrio) può dire la sua senza problemi. Ospitato anche da un blog. Prendendosi le ovvie pernacchie, ma comunque avendo intasato l’etere con idiozie talmente grandi da meritare una minima risposta. Partiamo dal presupposto che la posizione del La Grange (grande pezzo degli ZZ Top, come un intellettuale di questa caratura immagino saprà) è quella dell’italiano medio da social,
quello che fa le battaglie sui social contro il costo dei sacchetti bio nei supermercati, quello convinto che il senatore Cirenga volesse regalare la patente agli immigrati, quello che si beve ogni frottola possibile ed immaginabile e poi non crede alle cose reali.
I de La Grange sono tanti, inutile girarci intorno. Spesso e volentieri sono lì a giganteggiare e moralizzare sui social. Sono lì a dare patenti, a disquisire di massimi sistemi, a spiegare che i cambiamenti climatici sono una bufala dall’alto della loro specializzazione in nulla. Spesso l’ultima lettura dei La Grange è il catalogo Ikea, l’ultima sfida è scommettere il pareggio casalingo dell’Inter, l’ultima volta che sono scesi in piazza è stato per buttare la spazzatura.
Ma il mondo ce lo spiegano loro.
Quindi Greta è una povera marionetta, i milioni in piazza sono gretini, i cambiamenti climatici una bufala.
Fortuna ci sono loro.
Gli stessi che nei primi anni 2000 tifavano per i manganelli mentre milioni di persone chiedevano di fermare un sistema di sviluppo iniquo, globalizzato solo per le merci e non per i diritti, che avrebbe creato disuguaglianze e migrazioni economiche in futuro. Oggi i La Grange si lamentano delle stesse cose, ovviamente dal divano di casa, con una tastiera o uno smartphone. Nei primi anni 2000 la nostra generazione aveva previsto tutto, ricevendo in cambio mazzate e disprezzo. Oggi quelli che ci disprezzavano devono fare i conti con le cose che avevamo detto. Fra cui i disastri ambientali.
Dunque gli scemi sono quelli che ci mettono la faccia, non i La Grange che manco si firmano col nome vero per scrivere quattro fregnacce che vengono pure pubblicate.
Addirittura nel soliloquio si arriva al negazionismo di quello che oggi è riconosciuto come un vero e proprio allarme mondiale. Allora mi sentirei di consigliare al signor La Grange e a tutti quelli che seguono lo stesso filone di pensiero di andare a studiare. Semplicemente, studiare la questione, leggere i documenti, leggere i report e le ricerche. E’ facile, fra un buongiornissimo e una condivisione se sei indignato, reperire in rete documenti e libri sulla materia. Magari iniziare dalla storia di Lomborg, grande negazionista che poi ha fatto in parte retromarcia. Poi leggere qualcosa del recentemente scomparso Nebbia, di Ulrich Beck, Piccioni, Rifkin. Fra gli italiani recenti leggere Mercalli. Per farsi un’idea delle implicazioni sociali della vicenda consiglierei anche il francese Descola. Magari anche le posizioni più estremiste di Capitan Paul Watson, a tempo perso.
Perché è facile cianciare di ambiente, davvero. Il difficile è prendere atto del fatto che la colpa di tutto questo è solo nostra. E non è mai bello doversi prendere la colpa, è comprensibile. Allora si cerca di minimizzare, di ridicolizzare, di mortificare chi fa battaglie sull’ambiente. Probabilmente perché non si è capaci di comprendere la questione, tutto qui.
Ciccio Ratti, ambientalista gretino