Schiavonea, oltre ad essere località balneare, è anche centro artistico e culturale; aspetto, questo, molto spesso sottovalutato, anche e soprattutto per le immancabili positive ricadute che a livello turistico e occupazionale potrebbe comportare. Tra le più significative opere architettoniche del borgo marinaro vi sono le cosiddette Pile olearie.
Quest’ultime sono state realizzate quasi certamente in contemporanea al Quadra to Compagna o Palazzo delle Fiere su progetto, forse, dello stesso ingegnere Francesco Bartholini, secondo un impianto urbanistico di ampio respiro che le vedeva sorgere come un terminal-deposito per l’olio. La Pila (solo successivamente diventeranno due) era destinata alle operazioni per la misurazione dell’olio d’oliva, proveniente dalle campagne di Corigliano e dai comuni vicini, per il temporaneo deposito e per le esportazioni via mare. Si tratta di una tipologia a torre a pianta ottagonale con altezza il doppio rispetto alla base, con le finestre orientate rispetto ai punti cardinali e la porta d’ingresso, rivolta verso il Quadrato, sollevata da terra di alcuni gradini.
Entrambe le Pile, di proprietà privata, testimoniano il tempo che non è più, le abitudini care agli avi ed il loro rapporto, più che intenso, con la terra e i suoi tanti prodotti, con la natura ed i suoi rigogliosi frutti.
Le antiche strutture olearie, come poc’anzi precisato, sono di proprietà privata. Le Pile, tuttavia, costituiscono, con gli altri beni culturali disseminati nel borgo di Schiavonea (Santuario di S. Maria ad Nives con annesso Oratorio di S. Leonardo, Torre del Cupo, Quadrato Compagna, Taverna del Cupo) un complesso di straordinaria importanza storica che merita di essere adeguatamente valorizzato. Pur se ormai cessata la loro funzione, per l’incuria del tempo e degli uomini e l’avanzare della “modernità”, le Pile avrebbero potuto essere inserite, a buon diritto, in un elenco delle peculiarità, in una sorta di excursus artistico per le strade, le piazze, i rioni di Schiavonea. Averne disperso il significato originario, privandole di qualsiasi riutilizzo (anche simbolico), in chiave didattica e/o turistica, è responsabilità della comunità intera.
Fabio Pistoia