Ricorre domenica 23 giugno la festività religiosa del Corpus Domini, certamente tra le più belle dell’anno nonché tra quelle maggiormente attese dalla comunità coriglianese. Un avvenimento solenne, intriso di riti e tradizioni, patrimonio morale e culturale tramandatoci dalla storia e dalla memoria dei nostri avi.
I vicinati di ciascuna parrocchia, a turno, erano in festa. Una festa che spontaneamente si trasformava in una disinteressata e simpatica gara per la scelta delle coperte (di cotone tessute al telaio a mano, all’uncinetto, ai ferri; di seta e di ciniglia) più belle da mettere in mostra. Con le coperte si addobbavano gli altari che si approntavano nei vicinati; con le coperte si stendevano archi lungo le strade ed i vicoli. Quella del Corpus era, insomma, una festa che rallegrava gli occhi per la grande varietà di colori ed i cuori per la sincera e devota partecipazione dei fedeli. Un sentito incontro annuale tra popolo e Dio.
“Gli archi – racconta l’indimenticabile storico locale Antonio Russo – si costruivano stendendo corde tra due balconi (o finestre) di una stessa strada posti l’uno di fronte all’altro. Su queste corde si appendevano, piegate a metà, le coperte che venivano poi arricciate al centro con larghi nastri colorati di seta. Gli altari si approntavano quasi sempre sulla soglia di un portone e ciò per creare movimento e senso di profondità. Con una coperta si copriva interamente il portone; altre, spiegate ed arricciate, venivano sistematele superiormente e lateralmente. Sulla coperta centrale si appuntava un asciugamano di lino bianco ricamato e su questo un Crocefisso o un quadro della Madonna. L’altare, artarinә, veniva realizzato con un tavolino anch’esso ricoperto con un drappo colorato o con una coperta di seta. Su questo altare venivano sistemati dei semplici candelieri e dei portafiori. Su un piccolo tappeto o scendiletto, messo ai piedi dell’altare, veniva sistemato un cuscino di velluto o di seta (raramente). Completavano l’addobbo alcuni vasi di fiori posti a destra ed a sinistra dell’altare. Le processioni, rese più suggestive dalla partecipazione delle congregazioni religiose precedute dallo stendardo e seguite dal palio di seta colorato, sostenuto da quattro o sei aste terminanti con grosse pigne di legno dorato, da due flabelli e dall’ombrellino di seta (portato quasi sempre da un notabile) che copriva il SS. Sacramento, percorrevano le strade delle parrocchie sotto una pioggia di petali di rose, di gerani e di garofani. Quando il parroco, durante il percorso, incontrava un altarino, si avvicinava, si inginocchiava e poi impartiva la benedizione ai presenti. Questa breve funzione religiosa, ripetuta presso ogni altarino, si chiudeva con l’accensione ‘i ‘nu filàrә ‘i bbottә comprato con i soldi raccolti ‘ndri vicinanzә o lasciati in una guantiera dai passanti. Da molti anni – prosegue Russo nel racconto pubblicato dall’insigne professor Giovanni Scorzafave nel suo sito www.coriglianocal.it – la festa del Corpus ha perso la sua parte coreografica: non si allestiscono più altari, non si stendono archi lungo le strade, non si gettano petali di fiori e solo pochi fedeli adornano finestre e balconi con variopinte coperte. Limitata anche la parte religiosa perché non vengono fatte più dopo la processione ufficiale le infra ottave. Le sole parrocchie di San Pietro e di Santa Maria escono ad anni alterni il giorno in cui cade la solennità del Corpo e Sangue del Signore e a queste processioni partecipano i parroci e le congregazioni religiose delle altre parrocchie-Ognissanti (Sanduorә), San Luca in S. Antonio e San Giovanni Battista m San Francesco”.
Fabio Pistoia