Celebrato il 13 giugno, Sant’Antonio da Padova è ritenuto il protettore dei nativi americani, dei poveri, delle donne incinte, degli oppressi, dei viaggiatori, degli affamati, dei fidanzati, degli animali, dei pescatori, degli oggetti smarriti, dei marinai, dei cavalli, del matrimonio e della sterilità. Si tratta, come si può notare, di un santo invocato piuttosto spesso, anche perché secondo la tradizione egli può ottenere tredici miracoli quotidiani.
La devozione popolare per Sant’Antonio da Padova è aspetto intimamente connesso alla storia e alle tradizioni della comunità di Corigliano Calabro. Iniziando la cosiddetta “Tredicina a Sant’Antonio”, infatti, una donna che voleva chiedere una grazia e sapere se il Santo di Padova avrebbe accolto la sua richiesta, non doveva fare altro che cercare tredici bastoncini e tredici nastrini lunghi una ventina di centimetri. A raccontarci tale antica usanza, nel suo libro “‘A Purtella”, l’indimenticabile storico locale Antonio Russo, tramandataci anche grazie al contributo del professore Giovanni Scorzafave.
“Nel nastrino, zagarella, piegato in due in modo da formare, nella parte superiore un occhiello, veniva infilato un bastoncino, scuorpiricchjƏ, attorno al quale venivano poi avvolte insieme le due parti del nastrino. Compiuto nella massima segretezza e religiosità questa operazione per tutti e tredici i bastoncini, la donna li conservava gelosamente in un luogo nascosto e sicuro. Finita ‘a tririnƏ, la donna andava a riprendere ‘i scuorpiricchjƏ, afferrava i due estremi del nastrino e tirava. Se il nastrino si liberava in almeno uno dei bastoncini, significava che Santo Antonio aveva accolto la richiesta della donna ed avrebbe quindi concesso la grazia. Se invece ‘a zagarella rimaneva impigliata in tutti i bastoncini, significava che la donna non aveva pregato abbastanza o lo aveva fatto con poca fede (con la bocca e non con il cuore) e pertanto la grazia richiesta non le sarebbe stata concessa. E’ interessante notare come in questa ed in altre tradizioni si mescolasse, con ingenua credenza popolare, il sacro con il profano”.
Fabio Pistoia