Torna a celebrarsi in tutta la Nazione, come da tradizione, il Primo Maggio, data che sancisce la Festa dei Lavoratori. Una ricorrenza, questa, che affonda le sue origini storiche in determinati e preziosi valori (eguaglianza sociale, diritto al lavoro e sul luogo di lavoro, pari opportunità, lotta alle discriminazioni), ma che, tuttavia, sembra aver svilito, negli anni, il suo più che importante significato culturale e politico.
Occorre allora ripartire dal messaggio pregnante che accompagna tale avvenimento per far sì che il dettato dell’articolo 1 della Costituzione italiana non sia una chimera, distante dalla contemporaneità e dalle istanze dei Cittadini, rimarcando ruolo e identità della Festa dei Lavoratori ed evidenziandone la funzione quasi catartica per la nuova unica Città.
La Comunità di Corigliano Rossano, oggi finalmente raccolta in un afflato di mai sopite emozioni e legittime istanze di rinnovamento, può e deve ritrovarsi attorno ad un’idea di cambiamento, di rivoluzione “dal basso”, pur nella differenza di opinioni, che non può che poggiare su un irrinunciabile pilastro: la tutela della cultura del lavoro. In questi mesi ed in questi giorni di pre-campagna elettorale, si è andata sempre più affermando la presenza, numerosa e soprattutto qualificata, di giovani (operai, impiegati, disoccupati, studenti, professionisti) pieni d’idee e speranze, principi e programmi, che non hanno mai lesinato tempo ed energie per regalarsi un “sogno”: quello di una Città nella quale la dignità di chi un lavoro ce l’ha (e spesso sottopagato e in condizioni precarie), come di chi ancora non lo possiede e lo cerca o di chi, da un giorno all’altro lo ha perso, sia tangibile realtà.
Una Città nella quale l’Istituzione Comunale sia quotidianamente vigile nelle grandi questioni afferenti il mondo della produzione e sia anzitutto soggetto attuatore e promotore di politiche finalizzate alla creazione di posti di lavoro, individuati sulle capacità meritocratiche dei singoli e sulla volontà di erogare utili servizi alla collettività. L’entusiasmo che pulsa nelle menti e nei cuori di tanti giovani protagonisti di simile desiderio di cambiamento non può cedere il passo ad un clima di deliberata e disperata rinuncia, allo smarrimento definitivo di un’idea di comunità e di solidarietà. Tutto questo rappresenta infatti quel passato che occorre definitivamente lasciarsi alle spalle per proiettare nel futuro un’idea nuova di Città.
Fabio Pistoia