Il 26 maggio del corrente anno i cittadini della nuova città Corigliano Rossano si recheranno alle urne per eleggere il primo sindaco ed il primo consiglio comunale. A prescindere dal risultato elettorale, chiunque dei candidati che sarà eletto avrà perso per strada opportunità di collaborazioni e di coinvolgimento delle risorse intellettuali e culturali che hanno scelto di “camminare” autonomamente, dissociandosi dal progetto aggregativo che doveva dare più e maggiore forza all’azione della futura classe dirigente.
Il mio auspicio era che tutti facessimo squadra e con il contributo di ciascuno creare i presupposti di una solida base sulla quale progettare la nuova città, tutta da costruire, per cui è più impegnativo il compito in quanto non trattasi della elezione per il rinnovo di una amministrazione comunale ordinaria di una comune già esistente.
La realtà di Corigliano Rossano è ben diversa, è una città nuova e unica nel suo genere, che offre potenzialità di sviluppo che bisogna sapere cogliere in questa prima fase “costituente”, momento che imponeva che tutte le intelligentie, le energie e le diverse esperienze si ritrovassero intorno allo stesso tavolo.
Quando è stata redatta la “Costituzione” della Repubblica, i protagonisti costituenti hanno capito d’essere chiamati per una impresa storica e, consapevoli della responsabilità, hanno messo da parte i loro egoismi e sotterrato l’ascia. Ciascuno di quegli uomini aveva fatto una riflessione sul passato e sul futuro della nuova Italia democratica; erano tra i “migliori” della loro generazione, per tensione morale, spessore politico-culturale e per capacità di dialogare tra loro, qualità che hanno facilitato la convergenza e l’aggregazione.
Anche se le posizioni di ognuno erano ferme e chiare, erano altresì consapevoli che il confronto ed il ragionamento potesse ridurre le distanze in nome di un obiettivo comune.
La città Corigliano Rossano è nata dalla volontà di stare uniti ed avere la forza politica contrattuale necessaria per fermare il degrado e gli scippi di uffici e servizi, che purtroppo ancora continuano. Con la proposta di fusione diventata legge si è raggiunto il primo obiettivo, la prima parte dell’impegno è stata portata a termine. Da quel momento è scattata la seconda parte, cioè la elezione dei nuovi organismi municipali (Sindaco e Consiglio Comunale) che dovranno progettare la nuova città. Soluzione ottimale sarebbe stata che i nuovi organismi fossero stati proposti con lo stesso metodo, cioè da tutti coloro che avevano fatto squadra intorno al Comitato delle 100 Associazioni, in modo da proporre un progetto frutto di una discussione collegiale. Purtroppo è tramontata la “coralità”.
Ancora una volta e come nel passato ci si è divisi, tra di noi cittadini si è ritornati a fare il gioco delle parti, un vizio che non mi appassiona perché mai come in questa fase dovevano essere messe da parte le aspirazioni personali. Insieme avremmo potuto e dovuto scegliere “il meglio” tra le persone capaci e disponibili, solo agendo in questo modo avremmo convinto i cittadini che finalmente questo territorio ha imboccato la strada giusta per il suo riscatto.
Personalmente non ho mai pensato di giocare in solitudine una partita importante come le elezioni del prossimo maggio, mi auguravo che questo modo di vedere il futuro fosse condiviso il più possibile. Le cose purtroppo sono andate diversamente.
Il tavolo del dialogo e del confronto è stato abbandonato ed ognuno ha preso una via diversa. Alla fine, anch’io ho scelto la mia ed ho deciso di proseguire l’impegno civico nel solco ideale tracciato dall’ex Comitato delle 100 Associazioni ed ho aderito (non mi candido direttamente) all’attuale Comitato Corigliano Rossano che sostiene come candidato a sindaco il proponente della legge di fusione, on.le Giuseppe Graziano.
In politica, il cammino solitario può soddisfare le singole aspirazioni ma difficilmente raggiunge i grandi obiettivi. Chiunque vinca questa competizione elettorale, troverà un comune in una situazione difficile a causa delle tante inefficienze precedenti, aggravate da una delle peggiori gestioni commissariali che il territorio abbia mai avuto e che ha “incancrenito” i problemi. Fin dall’approvazione della legge, cioè dal 31 marzo 2018, né i sindaci uscenti né il commissario subentrato hanno operativamente preso atto che era nata una nuova città.
La nuova amministrazione che sarà eletta, dovrà avere una guida autorevole e determinata, che, unita all’esperienza, dovrà scrivere le prime importanti pagine della storia locale ove il territorio e il suo sviluppo dovrà avere un ruolo importante.
Quando ero bambino un anziano parente censurava le situazioni caotiche con l’esclamazione: “è com’è una repubblica”. Stigmatizzava così il rischio che la democrazia potesse implodere quando le parti che la costituiscono dimenticano il bene superiore che le unisce. Di fronte a quanto sta accadendo in questi giorni, mi chiedo cosa possa pensare della democrazia un giovane in un momento in cui il suo presente è gramo e il suo futuro indecifrabile.
F.to Enrico Iemboli