Caro Corrado,
Leggo con la dovuta attenzione ( e anche con curiosità medica) il Tuo pezzo, sull’ amicizia tradita e mi chiedo quanto possa risultare, questo, di pubblico interesse. Ma, porgendo le scuse ai lettori del blog, qualche piccola considerazione mi sento in dovere di farla. Mi stimoli comunque sempre. In questo caso a riflessioni anche personali, e per questo Ti ringrazio. In effetti come darti torto? Quando mi hai conosciuto sarò stato per davvero “incoerente e indecifrabile, dalla personalità incerta e multipla”. Avevo quattordici anni….tu quasi trenta e giocavamo a tennis con racchette ancora in legno.
Da Te ho appreso molte cose: dalla valutazione squisitamente laica e non ideologica di alcune grandi questioni etiche ai principi del Garantismo. Sono cresciuto con i libri che mi prestavi da leggere e di cui poi, discutere. Comprendo perciò il malessere, solo però in parte condiviso, su sentimenti che si affievoliscono nel tempo. D’altronde si cambia. E col crescere si mutano visioni e valutazioni. Tu stesso, hai mille volte cambiato, in modo inspiegabile e radicale atteggiamenti verso amici e istituzioni: ricordo che bollavi come “càntaro” ( qualcuno, a destra, pare abbia da poco riesumato la questione…) un ex sindaco di questa città salvo poi considerarlo l’Uomo della Provvidenza. Tutto normale?
Mi viene però un dubbio profondo: quello che tu non abbia, ( per distrazione? Per pigrizia? Per nostra incapacità a spiegarla?) ben compreso l’idea di una Città Nascente, che ti arreca fastidio sanguinante essa stessa, perchè fa perdere, a Te come a molti, la cornice rinunciataria e sorniona a cui magari si è abituati. Ad altri i confini clientelari in cui per anni hanno sguazzato. E che Tu tenda, per motivi da analizzare, generosamente ma erroneamente a personificarla in me.
In questa città vive gente che sia alza e scappa al mattino, per lavorare o per cercarlo, un lavoro; persone sfruttate, costrette a salire su furgoni “arruzzati” di caporali, mai dome, che non vivono di rendita e che conoscono il valore del sacrificio. Qui vive gente che si alza e scappa di notte con un fiume che gli arriva sotto il cuscino perchè qualcuno doveva semplicemente rafforzare un argine..Noi lottiamo per questi. E per quelli che verranno. Vorremmo disegnare una Città che ispirata alle tutele, ai rapporti trasparenti tra istituzioni e cittadini. Una “Città Normale” E non è detto che l’Idea che ne abbiamo sia la migliore. E non sarà facile concretizzarla. Servirebbe l’apporto di tutti. Ma così, purtroppo non è. Si preferisce l’irrisione, che tra l’altro si riappicica matematicamente sempre a chi la usa. Ma ci abbiamo fatto i conti e andiamo spediti, consapevoli di essere nel giusto. Migliaia di Cittadini hanno preso in mano la propria vita e questa Città il 26 maggio, si spoglierà della maglietta scolorita e maleodorante, che la tiene lontana dal mondo civile, per indossare il vestito profumato della festa e della Speranza. Una cosa troppo grande rispetto a ciò che scrivi e che interessa (forse) solo noi due.
E non mi sono mai illuso che Tu, potessi scomodarti a cercare minimamente di comprendere le ragioni della “Città a misura di Bambino”, che preferisci liquidare come “cazzata”, mentre i resto del mondo si pianifica verso questa prospettiva. Hai smesso i panni costringenti del brillante e colto critico per indossare quelli piu comodi e lisi del cantore garrulo di un potere al tramonto, incapace di di stimolare, ormai, una qualsiasi, minima, discussione, in alcuno tra i tuoi stanchi lettori. Ci sarebbe piaciuto leggere idee, sono piovuti fichi secchi.
Alla Speranza, non serve questo. Serve coraggio. Anche a costo dell’insulto facile, segno di paura incipiente.
Io e altre migliaia di persone, lavoriamo giornalmente per UNIRE con coraggio questa Città.
E se Tu, al contrario, preferisci scrivere su una Blog che si chiama LO STRAPPO QUOTIDIANO…un motivo, pure, ci sarà.
Promenzio