Nella mia presentazione di Flavio Stasi come candidato a Sindaco nella sede di Schiavonea ho esordito con queste parole “…non esagero nel definire i vuzzarielli di Schiavonea un patrimonio per l’intera città, un po’ come i Trulli di Alberobello o i Sassi di Matera, provate ad immaginare queste città senza i loro simboli, bene a Schiavonea quando si guarda il mare, sulla spiaggia, abbiamo queste imbarcazioni tipiche con alle spalle la piana di Sibari ed il massiccio del Pollino…” confermo ogni passo di questa mia dichiarazione poiché la nostra identità si manifesta in innumerevoli modi (linguistica, religiosa, lavorativa ecc.ecc.) ed anche in forma visiva.
Nella parte vecchia del Borgo marinaro di Corigliano Rossano meglio nota come Schiavonea, tra la “Madonnina” ed il porto, sono parcati sulla spiaggia un modesto numero di imbarcazioni, ma queste imbarcazioni dal 2009 sono diventate il vero problema della nostra area, esatto, le barche in legno posteggiate sulla battigia sono il nemico pubblico della balneazione.
A poco importa che a Schiavonea le fogne scarichino in mare, che le strade siano un colabrodo e che i depuratori siano incapaci di filtrare le acque nere, il problema sono le barchette dei pescatori.
Queste barche vengono volgarmente chiamate “vuzzariell” e sono state la fonte di reddito principale per l’intera marina di Schiavonea, la loro realizzazione era opera di un lavoro ormai in fase di declino, il “maestro d’ascia”, e a quanto pare accanto a questa antica arte si vorrebbe far scomparire il simbolo di una intera generazione che, dagli inizi del secolo, ha consentito di mandare avanti intere famiglie.
Tutto parte dal Decreto dirigenziale nr. 2 del 2009 prodotto dal “Settore Programmazione e Gestione territoriale della Provincia di Cosenza” il quale altro non fa che recepire il piano di indirizzo Regionale (PIR) nr 147 del 2007, in buona sostanza per garantire la balneazione vengono introdotte una serie di norme stringenti a carico di imprenditori del settore ed utenti finali, per ciò che ci riguarda da vicino occorre prendere in considerazione l’ordinanza balneare del Comune di Corigliano Cal. nr 123 del 2011, emanata dai Commissari straordinari, la quale all’art. 3 co. 1 lett. a) specifica che è espressamente vietato: ”lasciare natanti in sosta qualora ciò comporti intralcio al sicuro svolgimento dell’attività balneare…” in sostanza tutte le imbarcazioni poste innanzi al mare devono essere rimosse.
A correggere in maniera insufficiente il tiro è l’ordinanza balneare emessa dalla Capiteneria di Porto – Guardia Costiera di Corigliano Cal. nr 36 del 2017 che all’art. 5 co. 5 lett. a) sancisce quanto segue “è vietato dalle 08.00 alle 20.00 effettuare la navigazione, l’ormeggio e la sosta di qualsiasi unità navale, ad eccezione di Jole, canoe, pattini, mosconi, lance, pedalò e simili…”.
Benchè alcune imbarcazioni siano escluse da tale limitazioni di sosta sulla spiaggia i nostri “vuzzarielli” non possono essere accostati a tali mezzi beneficiari, dato che le imbarcazioni note come “Iole” hanno caratteristiche strutturali molto diverse rispetto ai nostri natanti tipici i quali sono più solidi e pesanti, utilizzano un motore con elica, hanno nella parte alta un perno a cui viene attaccata una “lampara” o la rete da pesca.
In tutto questo marasma sarebbe bastato che qualcuno innamorato della nostra storia “marinara” avesse urlato e spiegato che la definizione normativa dei natanti ammessi alla sosta sulle nostre spiagge limitava la presenza della nostre imbarcazioni tipiche e che noi non intendiamo cancellare il nostro passato perché è solo da lì che si può creare un futuro e si può dare certezza e lustro alla nostra identità.
Daniele Torchiaro.