Erano i giorni che precedono il Natale . Bastiano e Micuzzo rientravano nell’oscura grotta , dopo avere atteso ai lavori della giornata , ed avevano acceso la lucerna ad olio che , appena appena , rischiarava l’oscurità del nascondiglio . Poi buttarono qualche pezzo di legno nell’ampio braciere che s’erano creato ed accesero il fuoco per riscaldarsi . Non è bello starsene , d’inverno , in una grotta di montagna : umida che l’acqua gelida sembra penetrare nelle ossa fino a scardinarle.
Che rimedio può dare un braciere di legna accesa di fronte ai sibili di vento che sembrano entrare come staffilate d’acciaio, nel roccioso rifugio : a mala pena richiuso da un sasso e nascosto da un manto d’erbe e di foglie che lo tolgano dalla vista di qualche inopportuno passante o pastore ?
Era un problema per Bastiano e Micuzzo alzarsi presto la mattina per inventarsi una qualche cosa da fare o da progettare: prima che sparissero quegli scricchiolii che avvertivano nel loro apparato scheletrico . Serviva a poco, del resto , dormire sopra un caldo pagliericcio di pezze , di foglie secche e di paglia : ricoperto con numerose mantelle militari : ricordi di nonni e di avi che avevano combattuto nella Grande Guerra .
Rosina e Filomena , le mogli , s’industriavano alla meglio per far recapitare , ai loro mariti , al primo calare delle ombre, -almeno un paio di volte al mese – un po’ di viveri e di biancheria, qualche medicinale e qualche altro oggetto necessario per la loro sacrificata esistenza .
Bastiano e Micuzzo si erano dati alla macchia già da tempo: perchè si sentivano braccati dalle forze dell’ordine , in seguito ad un mandato d’arresto dell’Autorità giudiziaria . Avevano avuto , infatti , guai con la giustizia per essere membri della cosca mafiosa dei Gianzirri che dominavano la zona : ruberie , tangenti , droghe, prostituzione . Ci mancavano solo pochi giorni alla vigilia di Natale e Bastiano e Micuzzo furono assaliti da una profonda inquietudine .
Alla sera , quando cominciavano a scendere dalle montagne le temute ombre,sbirciavano da qualche feritoia della grossa pietra – che costituiva ilportone del loro nascondiglio – il paese non lontano che sembrava un presepe tutto illuminato di luci e , qua e là , di abeti che occhieggiavano : ora accendendosi ora spegnendosi .
Subito pensavano alle loro mogli che certamente, in quei giorni , erano indaffarate nei preparativi natalizi che facevano per i figli ; ed anche per non fare pensare alla gente che , nelle loro case , c’era solo dolore , solitudine e disperazione .
Pensavano anche ai giorni di Natale della loro infanzia : ai dolci tipici che preparavano le loro nonne – che erano comari – : i < crustuli ricoperti di miele > , la pasta confetta , la giurgiulena ; ma pensavano altresì a quando andavano a sparare i botti ed i petardi laddove c’era un assembramento di belle signorinelle o vicino al sagrato della Chiesa Madre per fare un dispetto al parroco don Salvino ! Erano felici allora … ma quanto era durata la loro felicità? Poco tempo … perché presto erano diventati uomini .
La sera di tre giorni prima della Vigilia , Bastiano e Micuzzo si siedono intorno al tavolo di legno che essi stessi avevano ricavato, con grande maestria, da grossi tronchi d’albero di cui è disseminata la zona .
Accendono il fioco lume a petrolio , che Bastiano aveva rinvenuto tra gli oggetti desueti in uno scantinato della nonna e che , in precedenza , aveva illuminato la loro casa in tempo di guerra . Ora il lume rischiara la grotta nelle nottate dei periodi di festa . Di norma essi si servono di steariche o di pile elettriche che le loro mogli cercano di far loro recapitare con una certa frequenza .
Accendono anche il braciere in cui hanno deposto pezzi di legno a cui appiccano fuoco con legna resinosa e frasche e rami secchi ; gli spifferi d’aria , provenienti dalla porta , vengono attutiti dalle calde vampate della legna robusta . Micuzzo , intanto , ha apparecchiato la tavola : ha preso il fiasco di vino Cirò , la pezza di formaggio pecorino che il pastore amico gli ha recapitato e poi il barattolo di olive nere e quello dei carciofini sott’olio nonché due imposte di salciccia piccante : mandatagli dalla moglie ultimamente .
“ Bastià , mò vieni a t’assittari … cca fà na fame da lupi ! …”
“ Vengo , vengo , Micù ! E’ che stasira tiegni meno appetito delle altre volte … Non so il perché nemmeno io … Sarà ra picuntria i ra casa , i ra mugghiera , i ri figghj , i ru Natali chi sta bbinienni … i ri botti chi sparano e si sèntini ppi tutta a vallata … mah … “
“ Hai ragione Bastià … cchi ci putimi fari ? Sta via l’abbiamo presa noi … ci campiamo le nostre famiglie … e , pure che volessimo cambiare … hai visto quanta fatiga c’è … a ru paisi nuostri ! “
“ E lo so , caro Micuzzo , la vita bestiale che ci tocca fare …! Io questo vorrei dire a don Salvino che dice sempre a Filomena : <Filumè , ma fallo pentire a Bastianuzzu : questa non è vita da buon cristiano > . E’ facile parlare per il prete … non sa cche schiuppettata ci arriverebbe alla schiena ! … “
“ Bastià , i preti predicano … perché devono predicare … se no che ci stanno a fare ? … Ma certamente ‘n puoni cangiari u munnu … Lo stato , le fabbriche non possono riempire a vucca i tutti quanti … e allora ognuno cerca na via per sfamare la propria famiglia … ognuno si deve arrangiare per procurarsi da vivere … anche noi ci siamo dati da fare per vivere più onestamente … e quali risultati abbiamo ottenuti ? Nulla … e allora ? Allora è meglio fare sta vita da cani … per lo meno mangiamo .”
“ Tu hai ragione , Micù , … sapessi quanti delinquenti , più farabutti di noi , ci sono tra quelle persone che don Salvino chiama perbene , galantuomini , onorevoli … ma quelli si sanno camuffare perché hanno cervello fino … hanno studiato e conoscono le leggi … ma noi , appena sgarriamo , subito ci braccano come fossimo lupi da sbranare … Così va il mondo , caro Micuzzo … ma ora pensiamo a mangiare e a bere un bicchiere di vino . “
“ Bastià , nun ci pigliamu còrila … le cose dovranno cambiare … intanto assaggiamo questo vino … che te ne pare ? Buono no ? E il formaggio dell’amico pecoraio … è pure na squisitezza … Assaggia: che ne dici ? Cerchiamo di fare pure noi un santo Natale !… “
“ Santo proprio no , Micù ! Ma sai cosa stavo pensando ? E se ce ne scappassimo in Germania , appena ci fosse possibile ? Tu pensi che quelli … ci lascerebbero in pace ? E le nostre famiglie che fine farebbero ?… Quella è gente senza scrupoli … “
“ Bastià , sai che cosa ti dico ? Ca chistu u nn’è propriu u mumenti i parrari i sti cosi … Mo è Natali e prigàmi Ddiu che ci perdoni le nostre malefatte e ci indichi per noi ‘a via cchiù giusta… … “
“ Sante e assennate parole , quelle che dici , Micù ! Ma tu cchi dicissi si , puri noi due , facessimo , per Natale , qualche opera buona per qualche vecchiarella abbannunata del nostro paese ? Tu t ‘a ricorda a za Vironica – no? – o a za Cristina – mugghiera ‘i Filippo , partutu ppe la Merica tanti anni fa – no ? – oppure a Lisabetta che abita , in un basso, al girone del Ciglio? “
“ Certo che me le ricordo , Bastià ! Ma ora che vorresti dire … che vorresti fare , a proposito ? “
“ Vorrei fare … che non sarebbe male se noi distribuissimo qualcosa dei nostri ricavati alla povera gente che vive di stenti e di solitudine … pure nei giorni di festa ! Anche se a modo nostro sarebbero sempre … opere buone … “
“ E allora … ? “
“ E allora vai dall’amico pecoraio – che sai dove trovare – e fatti dare delle pezze di formaggio e qualche capretto scannato… “
“ E poi ? … “
“ E poi … pòrtali qua … M’è venuta l’idea di scendere , domani sera , in paese … e nella nottata di appendere alle porte delle loro case una busta di plastica contenente una pezza di formaggio e …qualche chilo di carne … e passeremmo anche qualche ora dalle nostre famiglie per augurare loro il santo Natale ! Che ne dici , Micù? “
“ Ho capito …Bastià … pìgghiami ‘a vièrtula ca vàjiu a fare ‘a mbasciata … si no si fa tardi … “
Nel cuore della notte inoltrata , Micuccio fa ritorno al ricovero dove il compagno l’aspettava seduto vicino al braciere .
“ Hai concluso tutto , Micù ? – gli chiede Bastiano –
“ C’è voluto un po’ di tempo … ma ho fatto come tu mi avevi detto . Solo che nella vièrtula non c’è andata tutta la roba e il pecoraio m’ha dato ‘na sporta piccola per metterci il resto …Ma mo dammi ‘nu bicchiere di vino ca mi sugni congelato con questa aria gelida che tira … e fammi quariari nu poco…”
“ Quarìati , quarìati , Micù : ca dumani sera ni tocca a fari ‘na bbella scisa ‘i pinnini ; ma la strada , le scorciatoie ,le viuzze nascoste e invisibili ormai le conosciamo a mmimoria ! “
Il giorno seguente Bastiano e Micuccio si alzano di buon’ora e cominciano a preparare tutto l’occorrente per l’insidiosa trasferta al paese . Sistemano con cura la roba nelle sportelle e preparano i mantelli di lana, in cui avvolgersi per difendersi dal freddo della notte incombente, ed i cappelli di feltro tirati all’ingiù . Nelle tasche interne dei mantelli mettono qualchecoltello ( non si sa mai …) , qualche cosa da sgranocchiare , la torcia elettrica , le bottigliette dell’acqua e del vino .
Si è fatto intanto mezzogiorno e Bastiano e Micuccio , dopo aver fatto tutto minuziosamente , si danno da fare per il pranzo perché il freddo intenso della stagione induce lo stomaco a rimpinzarsi doppiamente . Bastiano aveva lasciatofuori dalle ceste due bei pezzi di carne ed ora Micuccio li ròsola sull’improvvisato focolare con tutta la sua maestria .
“ Bastià , tu dici che fila tutto liscio … ? “
“ E perché non dovrebbe filare liscio , Micù ? Son giorni di feste … e tutti hanno altri rivacamienti di testa … “
“ No , dicevo così … per dire … Bastià; e poi ‘u nn’avìmi puri nuvi ‘u iussu ‘i vìriri mugghiere e figghj …? ”
“ Altro che ! Ma sappi che in questi giorni ,Micù, le orecchie non sentono… e gli occhi non vedono… mi capisci , no ? “
“ Ti capisco , ti capisco , Bastià … “
All’apparire delle prime ombre , Bastiano e Micuzzo , intabarrati nei loro neri mantelli e con i cappellacci in testa , cominciano a scendere giù in paese , per vallate e sentieri solo da loro conosciuti . Qualche sonata d’organetto , qualche strofetta popolare amorosa , qualche motivetto natalizio < mo vene Natali / e nun tiegni rinari / mi fumi ‘na pippa / e mi vaji a curcàri > interrompono il loro lungo silenzio durante il tragitto .
Silenzio disturbato anche , di tanto in tanto , dallo scoppio di botti piuttosto pesanti che si riverbera nelle vallate .
“Bastià , a scìnniri unn’è ‘na gran fatica … ma a risalìri ti vuogghj!”
“ Mo pinzàmi a scinniri , Micù , e a purtari a compimenti l’opera!”
Il paese tutto illuminato –che sembra esso stesso un grande presepe-
col passare delle ore, si avvicina a vista d’occhio . Si vedono bene illuminati da lontano i campanili e le Chiese ed i palazzi posti sulle alture e sulle sommità !
Giungono in paese che è già notte fonda. Le strade sono tutte illuminate , anche se un po’ fiocamente. Ma loro preferiscono subito imboccare i vicoli oscuri delle case periferiche . Le finestre stanno tutte chiuse ; solo qualcuna lascia filtrare le luci intermittenti di qualche albero natalizio acceso. Bastiano e Micuzzo si confondono tra le ombre come sagome di ectoplasma ; e , se ci fosse qualche attardato passante , questo nemmeno li noterebbe .
Intanto i due sono giunti nei pressi della casa di zi Veronica e delle altre due vecchiette che abitano nel quartiere più sgarrupato del paese . Micuccio estrae dalle ceste le pesanti buste di plastica , ben richiuse e sigillate, e Bastiano le va ad appendere al battaglio delle loro porte che non distano molto l’una dall’altra .
Dopo avere portato a compimento l’opera , Bastiano e Micuccio , in fretta e furia , si dirigono verso le loro case : dove le mogli erano state allertate del loro arrivo notturno . I loro bambini dormono profondamente , ma Filomena e Rosina sono sveglie e come…
Il tempo passa in fretta quando si hanno tante cose da dire o da fare . E Bastiano e Micuzzo ,prima che il primo gallo canti , si ritrovano già ai piedi della montagna per intraprendere il viaggio , piuttosto faticoso , del ritorno nella loro tana che,comunque, dovranno abbandonare nel prossimo anno per cambiare… aria .
Al mattino , quando il malconcio quartiere di paese si sveglia,
za Veronica apre il portone e si accorge di fare più fatica del solito.
Rimane stralunata a vedere appesa al suo portone quella truscia bianca penzolante e non sa darsi spiegazione . La prende con una certa paura ed angoscia ; pensa a qualche scherzo di ragazzi di cui , di tanto in tanto , è stata vittima . Ma poi con coraggio – chi avrebbe potuto fare del male ad una innocua vecchietta ? – prende la busta e la deposita sulla tavola da pranzo . La scartoccia , con una certa fatica,
e rimane allibita ed incredula a vedere – e lei non l’aveva mai vista – tanta bella roba ! Cominciò a gridare con la sua stridula vocina :
“ E’ venuto l’Angelo del cielo , è venuto l’Angelo del cielo … “
Le vicine e le comari , che l’hanno udita , subito affollano la sua casa e trovano za Veronica tutta tremante e seduta sulla sedia che comincia a raccontare , per filo e per segno , lo svolgersi miracoloso dell’accaduto .
Intanto altre voci provengono dalle case di za Cristina e za Lisabetta che raccontano anche loro una storia simile . Allora le pie donne del quartiere dicono di andare a riferire tutto a don Salvino: nel caso le dame della carità della parrocchia avessero provveduto per le povere vecchiette …
Andarono in coro da don Salvino cantando : “ E’ venuto L’Angelo del cielo , è venuto l’Angelo del Cielo … “ sulle note d’una canzone popolare religiosa .
Don Salvino disse < che forse era probabile ma che , nella forma , le buone dame avevano peccato di fantasia > . Ma era anche più probabile < che qualche anima in pena di rimorsi avesse voluto fare , per il Natale , una qualche opera buona … per la sua redenzione. Che Iddio ed il Bambinello ne siano lodati in questo giorno di Festa! >