A breve avrebbe compiuto 63 anni ma un destino crudele e beffardo lo ha strappato alla vita nel suo momento più bello, quello dedicato al godimento appieno della splendida famiglia che lo circondava e dell’attività commerciale di successo che era stato capace di creare, frattanto divenuta colonna storica della città: lo “Chalet delle Rose”. Salvatore Avella, operatore commerciale conosciuto e stimato, se n’è andato improvvisamente, per un malore, gettando l’intera comunità nell’assoluto sgomento.
Chi scrive proprio qualche settimana fa aveva dato notizia di un anniversario importante e significativo, accolto con entusiasmo da tutta la cittadinanza: i primi 30 anni dello “Chalet”, uno dei più antichi e prestigiosi punti d’incontro del territorio. Questa caffetteria di via Provinciale, gestita con competenza e passione dalla famiglia Avella, ha infatti tagliato tale fatidico traguardo che testimonia l’impegno profuso in nome della qualità.
Oggi, nell’apprendere tale nefasta notizia e nello stringersi attorno alla gentile e forte consorte e ai laboriosi figli, non si possono che ricordare le virtù umane e professionali di questo grande uomo, instancabile lavoratore che ha contribuito, con la sua presenza discreta e il suo proverbiale sorriso, a dispensare tutti i giorni e per un trentennio non solo squisite colazioni, ma momenti di conforto e simpatia all’intera comunità. Tanto ci sarebbe da aggiungere ma occorre a volte fermarsi per evitare di sconfinare nella retorica, e questo Salvatore Avella, uomo semplice e probo, non l’avrebbe affatto voluto.
Allora, per comprendere al meglio chi Corigliano oggi ha perso, ci si permette di pubblicare una foto postata esattamente due anni fa dal figlio Giorgio sul suo profilo facebook, nella ricorrenza del compleanno del papà: “In tutti questi anni mi hai aiutato a capire un sacco di cose, ad affrontare ogni ostacolo, ogni delusione, ogni lotta. Sei stato sempre capace di rialzarti. E io ora devo a te tutta la forza che mi stai dando, quella di cui avevo bisogno, per scalare la grande montagna chiamata VITA”.
Tali parole di un figlio, colme d’amore e gratitudine, contemplano in modo più che esauriente la figura e l’opera dell’uomo. Ciao Salvatore, ti saluto e ti salutiamo tutti con affetto e stima. Sono certo che anche da Lassù, laddove sei volato troppo presto, tra un cappuccino e una brioche continuerai ad essere sempre presente e vigile sulla tua famiglia che tanto adoravi.
Fabio Pistoia