Il giorno dopo la terribile esondazione del fiume Crati, che ha messo letteralmente in ginocchio le popolose frazioni delle contrade Thurio e Ministalla del comune di Corigliano Rossano, si susseguono comunicati, dichiarazioni, appelli per sostenere le famiglie della zona sfollate e ripristinare prima possibile lo stato dei luoghi.
Tuttavia, giova ricordare che già negli anni addietro, e dunque in tempi non sospetti, vi era chi aveva lanciato l’allarme sulla pericolosità dei luoghi, affinché s’intervenisse in modo celere ed efficace. Si tratta del già consigliere regionale Giuseppe Graziano, oggi leader del movimento politico “Il Coraggio di Cambiare”, il quale, anche mediaticamente, nel 2013 aveva richiamato l’attenzione delle autorità competenti nella sua veste di Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato, incarico allora ricoperto.
Graziano, politico sensibile e quotidianamente impegnato sul fronte delle problematiche del territorio, si occupò del deplorevole fenomeno, puntando il dito su una delle concause: “la mafia dei colletti bianchi per le occupazioni abusive dei fiumi e dei terreni demaniali con agrumeti”. Una denuncia, quella di Graziano, che in realtà parte dagli anni Novanta ma è rimasta, ad oggi, inascoltata.
“La situazione è ancora preoccupante, – dichiara Graziano attraverso i suoi seguitissimi canali social – domenica è prevista pioggia. L’incuria della pubblica amministrazione che non ha provveduto a riparare un argine, segnalato per la sua debolezza, ha causato devastazione nella gente e nei territori di Corigliano Rossano. Feci la tesi di laurea sulla sistemazione idraulica di due bacini del comune nuovo, il Cino e il Coriglianeto. Avrei saputo cosa fare, avrei tartassato gli organi competenti. Inoltre, con un Piano di Protezione civile efficace, nei giorni precedenti le persone e gli animali andavano evacuati. Questa è ordinaria amministrazione in un Paese in cui le capacità e le esperienze prevalgono. Purtroppo ci siamo affidati troppe volte a chi non merita. Le capacità, gli studi, l’esperienza professionale, ecco cosa manca!”.
E ancora Graziano: “Perché non si è intervenuti per riparare la rottura segnalata da più tempo dai Carabinieri Forestali? Incuria, inefficienza ed incapacità che ha causato danni notevoli a 1000 ettari di agrumeti ed altre colture, più di 1000 pecore e bovini morti, 70 persone senza casa ed altre rovine varie. Si interviene ora in emergenza. Quanto costa tutto ciò? Molto meno della riparazione dell’argine! Sarebbe stata l’ordinaria manutenzione del territorio. Una cosa normale, ma non siamo più in un Paese normale!”.
Fabio Pistoia