La nuova stagione agrumicola rappresenta l’occasione propizia per cogliere appieno problematiche e aspetti positivi del comparto agricolo, strategico e vitale per l’economia locale. Sotto la lente d’ingrandimento, in primis, le clementine, che di Corigliano Rossano e dell’intera Piana di Sibari costituiscono il fiore all’occhiello.
Sul trend in corso e sulle prospettive future abbiamo chiesto l’opinione di un giovane e stimato imprenditore del settore, Massimo Malagrinò. L’azienda di famiglia, situata in contrada Oliveto dell’area di Corigliano e specializzata nel commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, è una delle più affermate della Calabria e viene portata avanti dai figli nel solco dell’impegno profuso dall’indimenticabile papà Giorgio.
“Per quanto riguarda l’andamento delle vendite – dichiara Malagrinò – posso solo dire che il clima padroneggia sulle stesse. Con l’atmosfera calda e le temperature elevate registrate in tutta Europa la vendita delle clementine è stata finora lenta. Adesso aspettiamo questa ondata di freddo per far sì che i consumi siano caratterizzati da un flusso notevole. In ogni caso siamo ottimisti perché non abbiamo sentore di elementi tali da indurre ad allarmismi veri e propri”.
Anche per ciò che concerne prospettive e soluzioni agli attuali problemi che investono il comparto, Malagrinò ha le idee chiare.
“L’auspicio è quello di cercare sempre nei produttori una serietà tale da realizzare coltivazioni in modo legale e ispirate sempre alla correttezza. A tal proposito è importante curare molto l’aspetto qualitativo per offrire sul mercato un prodotto sano e genuino, mai difforme dalle sue proprietà naturali. Per quanto concerne il capitolo relativo alle problematiche – spiega Malagrinò – ne abbiamo alcune dovute alla commercializzazione. È necessario essere uniti per cercare di difendere il più possibile tale importante fonte d’economia e di lavoro per l’intero territorio. Essere uniti nel prendere una fetta di mercato che controlla la Spagna da un bel po’ di anni a questa parte. Tutto ciò ricade però anche sul prodotto, che quindi bisogna abbia una durata più lunga e diversificata nelle varietà. Facendo squadra, si avrebbe infatti la possibilità di avere in mano un’Europa che richiede sempre il marchio italiano ma con più controlli”.
“Mi auguro – questa la conclusione dell’imprenditore coriglianese – che si possa quindi fare realmente squadra perché l’unione fa la forza. Anche se la mentalità del territorio è un po’ chiusa e non ha interesse nell’aprirsi e concorrere con i paesi che producono, continuo ad essere fiducioso e a crederci ancora”.
Fabio Pistoia