Fantasmi, ufo, ora anche film hard. A Corigliano tutto sembra mancare, fuorché la fantasia e lo spirito d’iniziativa in ambiti e contesti “bizzarri”. La notizia, priva dell’ufficialità che mai comunque arriverà in casi come questo, è difatti non priva d’originalità e destinata ad alimentare comprensibile curiosità.
Dalla prima decade del corrente mese d’ottobre, alcuni ragazzi coriglianesi, naturalmente maggiorenni e quindi per legge consenzienti, avrebbero risposto ad un annuncio di offerta lavoro, pubblicato da una casa di produzione cinematografica italiana su taluni portali quotidianamente consultati da migliaia di persone, soprattutto di giovane età, in cerca della prima o dell’ennesima occupazione. Un “lavoro” ben retribuito, frutto della selezione di ragazze e ragazzi disponibili a cimentarsi, seppure solo per qualche giorno, nelle vesti di attrici e attori per pellicole hard da immettere sul fiorente mercato della grande distribuzione internazionale. Un settore, questo dei film a luci rosse, destinato a non conoscere crisi, anzi in continua espansione. Perché evidentemente, come da regola vigente in ogni campo e in ciascun luogo, laddove c’è l’offerta significa che la domanda c’è. Eccome se c’è.
Gli emuli in salsa coriglianese del “re” del porno per eccellenza, Rocco Siffredi, sarebbero poco più che ventenni, alcuni dei quali studenti universitari e anche insospettabili lavoratori, attratti dalla paga assicurata. D’altronde, sarebbe stato loro garantito, come sovente avviene in simili situazioni dietro esplicita richiesta, anche l’ottemperamento di alcune particolari condizioni: ad esempio, la non riconoscibilità della loro identità con stratagemmi e riprese effettuate con i crismi dell’oculatezza.
Così ampio l’interessamento ed il numero di adesioni tanto da spingere la medesima azienda (specializzata nella produzione e nella diffusione di pellicole per tutti i gusti: etero, bisex, gay, ecc.) ad ipotizzare anche di spostare alcune riprese del set dei filmini (attualmente in programma in fase di realizzazione in una grande città del Sud d’Italia) proprio in taluni riservati locali situati nella Piana di Sibari, madrepatria dei “Siffredi boys”. E quest’ultimi sarebbero talmente galvanizzati dall’idea di unire l’utile al dilettevole, senza peraltro doversi spostare dal proprio luogo di residenza, tanto da pubblicizzare sui marciapiedi e tra gli amici una siffatta “prospettiva”.
Fabio Pistoia