Lo scorso 13 ottobre, in una chiesa di Corigliano Scalo, è stata celebrata una Santa Messa in suffragio di uno stimato ingegnere nativo di Corigliano e residente a Torino, prematuramente scomparso un mese fa. Al suo trigesimo, come di consueto avviene, si sono ritrovati parenti, amici, conoscenti, tra i quali alcuni professionisti, compagni di scuola del defunto. E qui accade l’imprevedibile.
Uno di loro, in virtù dell’antico e sincero rapporto d’amicizia, avrebbe voluto intervenire, con un breve ricordo della durata di qualche minuto, per tracciare un breve profilo dell’uomo e degli spensierati anni dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi insieme a Corigliano, prima del “distacco” avvenuto per gli studi universitari in differenti città.
Ma tale richiesta, assolutamente consueta in circostanze del genere, non è stata esaudita. Anzi. Il parroco della chiesa presso la quale è stata officiata la cerimonia, come testimoniato e reso pubblico dagli involontari protagonisti della surreale vicenda, avrebbe motivato il proprio rifiuto asserendo che quel ricordo sarebbe stato del tutto inutile, poiché “il Signore già sapeva”. Certo che il Signore già sapeva. E quale fedele potrebbe mettere in dubbio una cosa del genere? Ma che c’era di male, si chiedono oggi i compagni di scuola del defunto, che anche i presenti potessero ascoltare questo semplice e breve ricordo?
Fabio Pistoia