Scrigno incastonato tra verde, acqua e antichi forni. L’impegno dell’Associazione “Coriglianeto”.
Panorami mozzafiato fanno da cornice ad una piacevole discesa dai tratti “danteschi”. La natura selvaggia e in parte coltivata tratteggia uno scenario fiabesco, ma che invece è realtà. L’incantesimo è presto svelato. A Corigliano esiste una città nella città, simbolo di fulgida storia ed impellente esigenza di riscoperta e valorizzazione del territorio .
Il Parco del Coriglianeto, le frescure e l’acqua limpida dell’omonimo torrente, l’antica “Valle dei Mulini”. Un patrimonio ambientale e culturale nel quale il tempo sembra essersi fermato, rendendo quasi surreale ciò che si vede con gli occhi e si percepisce col cuore.
Una concreta possibilità di turismo rurale, a pochi passi dal centro abitato di Corigliano Centro, che induce alla riflessione sulle ipotesi di sviluppo e promozione di un territorio che stenta a decollare. Encomiabile l’impegno profuso, in tal senso, dall’Associazione “Coriglianeto”, da giovani sensibili costituita nel gennaio del 2017 affinché tale preziosa risorsa naturalistica non vada persa, ma anzi fatta conoscere e apprezzare da cittadini e turisti. Impegno profuso anche dalla Pro loco e da altri sodalizi, che negli anni hanno promosso in siffatto luogo partecipate iniziative.
Un percorso, questo che conduce alla “Valle dei Mulini”, che coniuga mirabilmente la storia con l’ambiente, le testimonianze di un tempo che non è più con quelle odierne. Nell’assidua presenza di fichi d’India, irrompe un delicato viola floreale. Tra le specie arboree più presenti, il lime. Onnipresente in più varietà di cocktail, qui è solo un frutto dalla scorza verde scuro.
L’immagine di una brezza che fa dondolare nel silenzio della vallata coriglianese si traduce in un linguaggio ancestrale dai vocaboli comprensibili in modo differente. E quando da una struttura ormai diroccata e senza più traccia di presenza umana appare inequivocabile il segno lasciato da un forno per il pane, è naturale lasciarsi coinvolgere e commuovere. Rivedendo nella propria mente l’esistenza fornaia quaggiù, dove i raggi gialli paiono distendersi in modo più fertile.
Sopra un piccolo ponticello si cammina a ridosso di una cascata, anch’essa di piccole dimensioni. La sua acqua è fresca. Giusto quello che ci vuole per rigenerarsi. L’atmosfera e i colori inducono a tuffarsi in quelle acque. E lungo il sentiero è possibile anche fare un assaggio di more e lamponi dei numerosi rovi tutt’intorno.
Un vero e proprio scrigno incastonato tra verde, acqua e antichi forni. Un tesoro d’immane bellezza che merita di essere inserito in un circuito turistico per la gioia di quanti, e non sono pochi, hanno ancora a cuore le sorti della città.
Fabio Pistoia